Chivu e il derby delle discordie «Noi più forti, basta veleni»

nostro inviato ad Appiano Gentile

A Roma chiuse così: «Voglio essere ricordato come un bravo ragazzo». A Milano è partito così: «Voglio vincere tutto». E Cristian Chivu sta cercando di mantenere fede a quella che definì «scelta di vita». Che poi non è una definizione particolarmente originale per sintetizzare stipendio da nababbo, pedigree da infiocchettare e la convinzione di aver scelto una grande squadra, un po’ femmina. E anche in quel campo il ragazzo è un buongustaio.
Buongiorno Chivu, le piacciono le Signore?
«Che domande? Io sono fidanzato».
Suvvia, la signora è la Juve. La fidanzata può stare tranquilla...
«Appunto. Ma io sono dell’Inter. Dunque...».
Il ritornello dell’inno dice: pazza inter. Conferma?
«C’è una bella differenza fra pazzia e tutto quello che riflette sicurezza, tranquillità, certezze di una grande squadra».
Quindi l’Inter non è pazza?
«Magari lo sarà, però è anche una grande squadra, sicura di se stessa come dimostrano i risultati».
Arrivando da Roma, se l’immaginava così lanciata pure quest’anno?
«Mi aspettavo una squadra forte. Adesso riesco a capire la sua forza anche da dentro. L’anno scorso l’ho compresa giocandole contro. E credo che l’Inter, se non meglio, farà come l’anno passato».
Vista da Roma, com’è Juve-Inter?
«Da qualunque latitudine resta una grande partita. Sono due squadre con tradizione, lottano per vincere. Una partita bella da guardare e bella da giocare».
Quest’anno avvelenata più che mai...
«Capisco che ci siano i motivi, ma lo spirito del gioco deve rispettare il fair play. Rimane sempre il rispetto fra i giocatori».
Forse quello c’è sempre stato, i problemi erano altri...
«Appunto. Ci sono stati fatti mediati dalla stampa e da altre cose. Quello successo due anni fa, le colpe della Juve...».
Tutto quanto crea un clima di rabbia...
«Sì, ma non solo interista. La rabbia di tutti i tifosi che credevano in qualcosa. E la Juve è stata punita perché ha combinato guai, fatto cose che non doveva».
C’è rischio di tensione?
«Per i giocatori, no di certo. Le squadre sono composte da campioni abituati a queste sfide».
Allora per i tifosi?
«Juve-Inter è il derby d’Italia e credo che, per i tifosi, sia una condanna non viverlo ogni anno. Ora è tornato e penso che questo conti sopra tutto. I giocatori non c’entrano con il passato, siamo consapevoli dei nostri mezzi e sappiamo quello che la gente si aspetta da noi».
Parlando da difensore: è più temibile Ibra o Trezeguet?
«Con Ibra non ho problemi, gioca dalla parte nostra».
Troppo facile...
«Chiaro che sono due campioni. Ibra fa partire l’azione da fuori area, Trezeguet è micidiale in area».
E il difensore chi teme?
«Il difensore deve temere se stesso, ovvero deve aver attenzione massima, stare concentrato. Quando trovi l’equilibrio fra queste cose, non hai problemi».
Da Buffon a Trezeguet passa la colonna vertebrale della Juve. Eppoi....
«Aggiungerei Nedved e Del Piero e non dimenticherei i ragazzi inseriti. Sono vogliosi di mostrare quanto valgono in una grande squadra. Per questo la Juve sta ottenendo risultati».
Stupito?
«Non più di tanto. La Juve è sempre una società importante. La serie B ha fatto maturare di più i giocatori ed anche i grandi campioni».
Vuol dire che un po’ di umiltà serve?
«Non so se i campioni la pensano così. Bella voglia quella di giocare in B, sapendo che ci vorrà un anno per tornare in A e un altro per provare a giocare una coppa europea».
Cosa l’ha sorpreso nell’Inter, magari rispetto alla Roma?
«Non faccio più paragoni dal giorno che sono passato dall’Ajax alla Roma. Anche l’Ajax era una grande società: sono culture diverse. Vero che stavolta sono rimasto in Italia, ma non guardo più a queste cose».
Il cammino dell’Inter in campionato è spedito, ma c’è la sensazione che possa diventare più difficile rispetto all’anno passato...
«L’Inter sta facendo il percorso secondo le attese: è in testa al campionato. Ma le avversarie pongono, e porranno, più problemi rispetto all’anno passato: la Roma è cresciuta, la Juve è tornata, la Fiorentina è una squadra giovane con stimoli».
Domani sulla panca ci saranno Mancini e Ranieri. Stili diversi, Mancini più frizzante, Ranieri più contenuto? Le squadre prendono somiglianza da loro?
«Da un certo punto di vista, è possibile. Hanno fisicità, si giocano tutto grazie a certe qualità. L’Inter ha una rosa più ampia. Ma credo sarebbe favorita anche se avessimo solo undici giocatori a testa».
Ma la somiglianza con i tecnici?
«Non conosco Ranieri. In quanto a Mancini, le apparenze ingannano. Voi lo vedete là, in quei novanta minuti. Ogni allenatore trasmette sensazioni a modo suo. Lui è un po’ irrequieto. Invece se lo vedeste ogni giorno, in allenamento, capireste che è un tipo tranquillo. Frizzanti sono i suoi novanta minuti».
Mancini o Capello, quale dei due è meglio avere in panchina?
«Mancini c’è da poco ed ha già vinto. Capello ha vinto moltissimo nella sua lunga carriera. Sono vincenti e tanto basta».
Domani, per la Juve, sarebbe meglio avere in panca Ranieri o Capello?
«Meglio far la domanda a Buffon».
La partita conta più per l’Inter o per la Juve?
«A ciascuno il suo.

L’Inter vuole allontanare la Juve dalle spalle. La Juve vorrà dimostrare di essere forte e di poterci battere».
Allora chiudiamo con un pronostico: Inter, Juve o pari?
«Non faccio pronostici. Me lo impedisce la scaramanzia».

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