Avesse letto il vecchio, agro-ilare Gioacchino Belli («Er tempo, fija mia, è peggio duna lima./ Rosica sordo sordo e tassottiglia,/ che gnisun giorno sei quella de prima»), Christa Wolf avrebbe, forse, trovato conforto a quel rovello che lha spinta, alla soglia degli 80 anni, a dar conto circostanziato - ogni 27 settembre dal 1960 al 2000 - di «come accade la vita» nelle fitte 580 pagine di Un giorno allanno (e/o, pagg. euro 19). Avesse letto, altresì, Antonio Gramsci («Il tempo è la cosa più importante: esso è un semplice pseudonimo della vita stessa», Lettere dal carcere), Christa Wolf potrebbe oggi filosofeggiare con manzoniana bonomia: «Aver compagni al duol scema la pena».
Linnesco e limprinting originari per affrontare una simile impresa vanno fatti risalire ad alcune precedenti sollecitazioni rimaste inascoltate. È ancora Christa Wolf che ricorda: «Lappello che il giornale moscovita Isvestija rivolse nel 1960 agli scrittori di tutto il mondo mi stimolò subito: descrivere con la maggiore esattezza possibile una giornata di quellanno e precisamente il 27 settembre. Si riprendeva liniziativa Un giorno nel mondo lanciata da Maksim Gorkij nel 1936 che, malgrado la risonanza ottenuta, poi non aveva avuto seguito. Mi misi dunque a descrivere il mio 27 settembre del 1960».
Ciò che compare, dispiegato per quarantun capitoli che sincalzano lun laltro (anche da diverse città) dal 1960 al 2000, risulta una sorta di regesto scandito con rigore aritmetico dellavventura esistenziale della Wolf, ma anche e soprattutto del variegato contesto - famigliari, amici, colleghi scrittori, personaggi pubblici e privati - di quella che è stata lepoca controversa della Repubblica Democratica Tedesca e, ancor più, dei tetri drammi della esiziale stagione del cosiddetto «socialismo reale». In questo senso, il curriculum personale e letterario di questa alacre, appartata scrittrice, oggi provvidamente restituita ad una rinnovata, originale creatività, si dimostra probante di unattitudine, di una coerenza nel cercare, nel chiarire problemi e prospettive dun vivere vigile e partecipe, sempre a confronto con le più pressanti istanze dellessere e del dover essere.
Nata in terra oggi polacca, Landsberg, nel 1929, Christa Wolf, dopo essere cresciuta nei tempi di ferro nazisti, si trovò inserita nel clima radicalmente «altro» della Germania dellEst. Sulle tracce degli insegnamenti della celebre scrittrice Anna Seghers e dei non meno carismatici Bertolt Brecht e György Lukács, la Wolf si distinse presto per unopzione letteraria caratterizzata da uno slancio morale rinnovatore altrimenti definito Trauerarbeit (elaborazione del lutto, per i misfatti perpetrati dal regime hitleriano). Sempre più contigua alla politica culturale della RDT, la Wolf però conobbe presto un disamore marcato a causa delle vicende repressive verificatesi via via negli anni Settanta. Tanto che nel 1976 venne espulsa dallUnione degli scrittori tedeschi.
Frattanto, pur tra difficoltà, veti e sabotaggi desolanti, la scrittrice sera imposta di slancio con libri importanti quali Il cielo diviso, Riflessioni su Christa T., Pini e sabbia del Brandeburgo, ecc. Cui seguirono, in anni più tardi, Cassandra, Recita estiva, oltre alle rivisitazioni di classici testi quali Medea e Till Eulenspiegel e a una sempre più manifesta perorazione della più pragmatica causa femminista. Giusto come dato indicativo del singolare libro Un giorno allanno (corredato da note e apparato biobibliografico di pregio) sono esemplari due brani risalenti luno al 1989 (poco prima dellabbattimento del muro di Berlino), laltro al 1992 dalla californiana Santa Monica.
Nel primo brano affiora liniziale avvisaglia della débâcle della Germania Est: «da quando lUngheria ha smantellato le frontiere verso lAustria e lAustria ha aperto ai cittadini della RDT» sintensifica ogni giorno di più «il flusso dei profughi della RDT». Nel secondo brano traspare invece lo sconcerto quasi panico al confronto con il fin allora insospettato mondo americano: «sono in vacanza dalla realtà. Non è reale ciò che mi capita qui. Non mi capita nulla. Lincontro con le persone - che siano simpatiche o importune - non porta impegni, legami, obblighi. Il sollievo che provo mi fa capire quale pressione, di là, esercitasse su di me la realtà». Ma quel che, al fondo di Un giorno allanno, affiora, chiaro e acquietato, è soprattutto un sentimento della vita insieme saggio e dolente.
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