Se va avanti così, con tutti sti nodi che vengono al pettine a ciclo continuo, sarà bene che da via Turati la società Milan si trasferisca in una beauty farm, non nella «Villa Arzilla» di cui favoleggia (con buona dose di realismo, occorre dire...) quel Gobbo malefico ma simpatico di Marcello Chirico. Anzi, mi correggo, alla beauty farm si rivolge chi ha bisogno di ritocchi, chi vuole il nasino alla francese o il «giro vita» da ballerino di flamenco. Invece il Milan tutto, dalla punta dei capelli alle unghie dei piedi, necessita di interventi radicali. Più che il chirurgo plastico, servirebbe un miracolo della genetica, per togliere chili di ruggine sia dai muscoli incartapecoriti, sia dalle teste che scivolano verso la depressione.
Ma se MilanLab & Co. vanno nel pallone di fronte al minimo stiramentino (Borriello) o alla banale contusione (Kakà), volete che siano in grado di costruire dei Frankenstein in grado di tener testa non dico a Maicon, ma a Palombo? Amici miei, la soluzione è quella dettata da Madre Natura. Non sarà originale, ma funziona da alcuni miliardi di anni: «ricambio generazionale», e a tutti i livelli.
Ci può salvare solo un miracolo
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