Economia

Cimoli: «80 milioni il danno degli scioperi»

«Se vendono Volare ad Air One risarcimento da 125 milioni». Replica di Toto: «Affermazioni inaudite»

Paolo Stefanato

da Milano

Stando alla Borsa, sui conti dell’Alitalia hanno ragione i sindacati: il tonfo del titolo, meno 3,57%, all’indomani della sospensione della trattativa è uno schiaffo all’azienda. I numeri a confronto sono un utile di 200 milioni indicato dalla compagnia per il 2006, contro una perdita di 270 milioni secondo le sigle confederali, più Ugl e Unione Piloti.
La giornata di ieri è stata in parte chiarificatrice e fa registrare delle aperture negoziali. Va rilevato, peraltro, che non è ancora in calendario un nuovo incontro, e che il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, ha nuovamente indicato il suo ministero come la sede più idonea per la prosecuzione del confronto; ma i confederali non deflettono dalla sede istituzionale di Palazzo Chigi, che evidentemente determina un maggior impegno del governo sul piano politico. La posizione del governo è il «quadrato» attorno al piano industriale di Cimoli, reso più efficace dallo «scudo» delle approvazioni già ottenute a Bruxelles.
Aperture. Un’apertura da parte aziendale è venuta da Giancarlo Cimoli, ascoltato in commissione al Senato dopo i sindacati: i servizi di manutenzione possono essere tenuti in Alitalia Servizi fino al 2008, e cioè fino alla scadenza del piano. L’affermazione dovrebbe tranquillizzare i lavoratori, che nello scorporo delle attività di terra hanno uno dei cardini della protesta. L’attuale piano industriale prevede che le attività passate sotto la gestione di Fintecna possano essere cedute da subito. Un’apertura da parte sindacale è venuta dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che ha detto: «Esistono le condizioni per trovare un’intesa».
«Maledetti». Così Cimoli ha definito gli scioperi (e le loro code) dei giorni scorsi, che sono costati alla compagnia «tra i 60 e gli 80 milioni, esclusi i fermi dovuti all’emergenza neve».
Dimissioni. «Non so se ci sono motivi oggettivi per i quali mi devo dimettere. Se dovessi farlo non lo direi qui ma lo direi a chi mi ha conferito il mandato» ha detto Cimoli, alla domanda di un senatore. Va ricordato che in diverse, recenti occasioni, Cimoli è stato esplicitamente sostenuto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e da numerosi ministri, compreso l’ex «nemico» Maroni.
Conti veri. «I nostri risultati sono veri, depositati, a prova di errore: se così non fosse andremmo incontro a sanzioni penali» ha detto Cimoli, che ha aggiunto: «Rispetto alle cifre che stanno circolando in questi giorni sto cercando di tutelarmi in sede legale. Se un sindacalista mi dà dell'imbroglione io lo denuncio».
Solidità finanziaria. «Il successo dell'aumento di capitale ha fatto sì che Alitalia abbia disponibilità liquide superiori al miliardo di euro. L'aumento di capitale - ha aggiunto Cimoli - è stato sottoscritto poche ore prima che la compagnia finisse i soldi».
Modelli. Il progetto strategico ribadito da Cimoli è quello di fare di Alitalia un vettore specializzato nel mercato domestico, nel bacino del Mediterraneo ed Est Europa, sui grandi bacini di traffico intercontinentale da e per l’Italia (India e Cina, per esempio). I modelli citati da Cimoli sono Iberia e Austrian. Lo sviluppo della flotta partirà nel 2007; gli incrementi attuali sono recuperi di efficienza.
Volare. «Se venisse aggiudicata ad Air One, per noi sarebbe una “sventola” da 125 milioni di euro» nell’arco del piano, ha affermato Cimoli, che vorrebbe farne una low cost del Nord, integrata con la rete di Alitalia. L’affermazione ha suscitato le proteste della compagnia di Carlo Toto, che l’ha definita «inaudita» anche per il fatto che è in corso un’azione giudiziaria. In serata si è saputo che il tribunale di Chieti ha respinto un ricorso di Air One analogo a quello accolto a Roma.

Entro domani il «reclamo» di Alitalia.

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