Cinema, Angelina Jolie infiamma la Bosnia

Proiezioni vietate per il suo «In the land of blood and honey»

Angelina Jolie infiamma la Bosnia con il suo nuovo film «In the land of blood and honey». Rezioni contrastanti alle anteprime private della pellicola che vede la Jolie per la prima volta impegnata dietro la macchina da presa. Mentre i bosniaci musulmani, ex prigionieri di guerra, hanno lodato e applaudito il film, il capo dell'associazione dei prigionieri serbi-bosniaci ha stroncato la pellicola, dichiarando che si tratta di una visione a senso unico delle atrocità che si sono consumate durante la guerra, e chiedendo che il film venga vietato nei territori serbi dell'area balcanica. Il mese scorso, un giornalista croato aveva già infiammato gli animi, accusando la Jolie di plagio: la storia raccontata nel film era identica, a suo dire, alla trama di un libro da lui scritto nel 2007. Angelina ha però ricevuto i complimenti di Hatizda Mehmedovic, a capo dell'associazione delle madri degli 8.000 musulmani massacrati e uccisi a Srebrenica. La donna ha ringraziato l'attrice «per il suo impegno intellettuale e finanziario», e per la sua scelta di raccontare una storia difficile. «Il film è forte, commovente e drammatico, ma sarebbe stato ancor più d'impatto se fosse stato girato in Bosnia» ha commentato la donna. Murat Tahirovic, presidente dell'associazione degli ex prigionieri di guerra, è dello stesso parere: «È un film che indaga in maniera delicata e profonda l'esperienza drammatica delle vittime della guerra».

Critiche feroci sono invece arrivate da Branislav Djukic, a capo dell'Associazione di prigionieri serbi-bosniaci: l'uomo sostiene che la pellicola non racconti «altro che bugie», poiché dipinge solo i serbi come feroci stupratori durante la guerra. «Faremo del nostro meglio per vietare la diffusione del film» ha concluso Djukic.

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