"Christy", il ring della vita. Sydney Sweeney a sorpresa diventa la regina della boxe

L'attrice è aumentata di 14 chili per trasformarsi nella pugile Martin: "Ogni pugno che vedete è vero"

"Christy", il ring della vita. Sydney Sweeney a sorpresa diventa la regina della boxe
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da Los Angeles

Quando si aprono le tende rosse del cinema su Christy, non si assiste soltanto a una pellicola sul pugilato, si rivive la vita di una donna che ha riscritto il destino della boxe femminile. Christy Martin, diventata famosa negli anni '90 con il soprannome The Coal Miner's Daughter (La Figlia del Minatore), è stata un simbolo di forza e resilienza, nonostante ferite profonde, pregiudizi, relazioni tossiche. Nelle sale americane dal 7 novembre, la sua storia trova nuova voce sugli schermi, incarnata da un'attrice che ha accettato la sfida più grande della sua carriera: Sydney Sweeney.

La trasformazione è stata estrema: per indossare i guantoni di Christy, Sweeney ha aumentato la sua massa di oltre 30 libbre (quasi 14 kg), allenandosi ogni giorno con intensità e sacrificio. Mangiando fast food e proteine sotto la guida di nutrizionisti, ha accettato di «prendere botte vere» durante le scene di combattimento. «Ogni pugno che vedrete è reale» ha svelato la protagonista e produttrice del film dal palco del Crescent Theater di Beverly Hills, accompagnata dalla Martin durante un'anteprima stampa. «Quando ho letto il copione la prima volta, ero sorpresa di non sapere chi fosse questa donna leggendaria. Un'ispirazione per tutte coloro che sono costrette ad affrontare situazioni di abuso e prepotenza».

Molto più di match e kappaò, questa pellicola è il ritratto di un'ascesa straordinaria, di una lotta interiore e quotidiana. Dietro l'apparenza di personaggio violento con cui si è fatta conoscere dal mondo, si celava una ragazza riservata e insicura. Diventata una moglie infelice, ha dovuto nascondere per anni la propria identità sessuale, subendo violenza domestica da un marito e allenatore che diceva di amarla. «Credo che se c'è una lezione che posso dare alle altre donne ha spiegato quasi commossa l'ex atleta, rimasta nel mondo del pugilato facendo la promoter è che non bisogna mai smettere di lottare, c'è del buono alla fine della strada, bisogna solo arrivarci».

Il regista David Michôd, insieme alla sceneggiatrice Mirrah Foulkes, ha voluto evitare la mera celebrazione sportiva: la sceneggiatura parte come un racconto dei classici film di lotta, ma evolve in una discesa nelle zone più oscure, spigolose dell'animo e del controllo affettivo. Michôd ha dichiarato di avere scelto Sweeney non solo per la sua predisposizione fisica (sin da ragazzina ha studiato le arti marziali), ma anche per il suo desiderio di perdersi completamente nel ruolo, rinunciando alla sua bellezza e portando davanti alle telecamere una persona dall'aspetto normale, con un talento sportivo fuori dal comune.

«Qualcuno avrà pensato che sono pazza, per questa capacità che ho sviluppato di uscire dal personaggio non appena il regista chiama la fine delle riprese. Per me però è stata una doppia sfida: se da una parte volevo interpretare al meglio Christy, anche sapendo che lei spesso era sul set a guardarmi e che l'ho dovuta impersonare in diverse decadi della sua vita, dall'altra volevo essere presente per tutti nei panni di producer. Cercavo di parlare con tutta la produzione per capire al meglio la situazione e volevo essere il più vicina possibile al regista, per aiutarlo nelle scelte e per assicurarmi di avere il mio posto al tavolo delle decisioni importanti». Dal punto di vista attoriale, non si è trattato di una banale imitazione: «Ogni incontro che vedrete è l'esatta replica dei veri match combattuti dalla Martin ha spiegato l'attrice nata a Washington nel settembre del 1997 quindi oltre al copione, ho dovuto memorizzare ogni suo movimento sul ring».

Un incontro tra chi ha combattuto davvero e chi ha provato a incarnarne la forza, non come semplice interpretazione, ma come atto di rispetto e memoria. «Ricordo che un giorno l'ho chiamata (Christy - ndr) e l'ho ringraziata per i tantissimi tagli di capelli che ha avuto nel corso degli anni.

Mi ha permesso di capire meglio la sua personalità e come sia cambiata con il tempo, man mano che cresceva fino a diventare una campionessa ma ha iniziato ad apparire come la voleva il marito. Per poi arrivare al giorno in cui è potuta tornare a essere se stessa».

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