Morto il due volte premio Oscar Robert Redford

Hollywood perde una stella che ha cambiato il modo di fare e intendere il cinema, dando vita anche al Sundance Film Festival. Aveva 89 anni

Morto il due volte premio Oscar Robert Redford

Attore, regista e vincitore di due premi Oscar, Hollywood perde Robert Redford, morto nel sonno a 89 anni nella sua casa di Provo nello Utah. Una star che ha cambiato il modo di fare e intendere il cinema, dando vita anche al Sundance Film Festival per promuovere le pellicole dei registi indipendenti.

L'infanzia e la gavetta

Redford nasce nel ’36 a Santa Monica, in California. La madre è una casalinga texana che muore di cancro nel 1955, a soli 41 anni, mentre il padre ha origini irlandesi e si barcamena passando da un lavoro ad un altro finché non entra come contabile nella Standard Oil e la famiglia, divenuta borghese, si trasferisce nella San Fernando Valley. Riguardo a quel periodo, Redford rivelerà di aver avuto ben poche attenzioni da parte della sua famiglia: “Se le avessi ricevute avrei avuto un’infanzia un po’ più felice e una carriera scolastica migliore, soprattutto al liceo. Ma così, purtroppo, non è stato. Certo, non si può dire che fossi un brutto bambino, ma avevo le lentiggini, il ciuffo ribelle, i capelli rossi, e questo bastava perché non venissi preso a esempio di bellezza. C’era, è vero, chi mi trovava carino, ma solo quando cominciai a fare l’attore le cose presero un’altra piega: solo allora la mia vita cambiò radicalmente”.

Nel ’56 Robert abbandona gli studi e parte per l’Europa, gira tra l’Italia e la Francia in cerca di fortuna come pittore, ma ben presto rientra in patria dove si dà all’alcolismo. A salvarlo è Lola Van Wagenen che sposa nel ’58 e che lo spinge a trasferirsi a New York dove frequenta prima il Prat Institute e, poi, l'American Academy of Dramatic Arts. Inizia la carriera da attore in teatro, a Broadway, e solo nel 1960 approda in televisione con le serie Playhouse90 e The Deputy. Lavora, poi, in Alfred Hitchcock Presents, The Alfred Hitchcock Hour, Ai confini della realtà, Gli intoccabili, Il virginiano.

Il successo arriva con Butch Cassidy

Debutta al cinema nel 1963 con il Caccia di guerra dove recita accanto all’amico Sidney Pollack. Due anni dopo ottiene un Golden Globe come Nuova Promessa del cinema per il film Lo strano mondo di Daisy Clover. Da qui in poi è un susseguirsi di successi: dalla trasposizione cinemografica di A piedi nudi nel parco dove recita in coppia con Jane Fonda al western Butch Cassidy che lo consacra definitivamente come star hollywoodiana degli anni ’60 e lo porta a vincere il premio Bafta come miglior attore. "Mi scritturavano perché – spiegherà in seguito - dicevano che ero bello. Mi sembrava strano per due motivi: primo perché quando ero giovane e sconosciuto nessuno mi diceva che ero bello. Avevo i capelli lunghi e impossibili da pettinare, ero pieno di lentiggini. Nessuna donna mi fischiava dietro: quello venne dopo e ammetto che non mi dispiacque affatto. Secondo, capii che l’aspetto era diventato un ostacolo per le cose che volevo fare. Nessuno mi prendeva sul serio. Io, invece, avevo preso sul serio il mestiere d’attore”. Fatto sta che Butch Cassidy risulta essere tutt’ora uno dei miglior film western di sempre e anche quello grazie al quale Redford stringe una forte amicizia con Paul Newman.

Nel 1972 Sidney Pollack, a distanza di sei anni da Questa ragazza è di tutti, lo sceglie per il ruolo del protagonista Jeremiah Johnson in Corvo rosso non avrai il mio scalpo, mentre l’anno successivo affianca Barbra Streisand nel film romantico Come eravamo. Sempre nel 1973 recita in un altro capolavoro, La stangata, pellicola che vince ben 7 premi Oscar tra cui quella come miglior film e migliore regia. Redford, invece, ottiene soltanto la sua prima e unica nomination come miglior attore protagonista e un David di Donatello.

È, invece, del 1974 la pellicola Il grande Gatsby, tratta dal romano di Francis Scott Fitzgerald, mentre l’anno seguente Sidney Pollack lo dirige nuovamente nel thriller di spionaggio I tre giorni del Condor. Nel 1976 è tra i protagonisti del film pluipremiato Tutti gli uomini del presidente, incentrato sul caso Watergate. In Brubaker del 1980 Redford interpreta un criminologo che si infiltra in un istituto penitenziario dell’Arkansas per capire come riformare il sistema carcerario di quello Stato. Una pellicola che è ritenuta dalla critica come uno dei migliori film impegnati della star californiana.

La carriera da regista e la vittoria dei due premi Oscar

Nel 1981 Redford inizia la carriera da regista con la vittoria di due premi Oscar e due Bafta per il film Gente comune (miglior film e migliore regia), mentre nel 1985 recita accanto a Meryl Streep in La mia Africa sotto la regia, ancora una volta, di Sidney Pollack. Il film, ispirato dall’omonimo romanzo autobiografico di Karen Blixen, vince 7 premi Oscar, 3 Bafta, 2 David di Donatello e 1 Nastro d’Argento. Sempre nel 1985 finisce il suo matrimonio con Lola Van Wagenen da cui ha avuto quattro figli di cui uno morto dopo appena due mesi. Nel 1990 fonda, insieme a Sidney Pollack, il Sundance Film Festival per promuovere il cinema indipendente. Nel corso di questo decennio, poi, recita in una serie di film di successo come: I signori della truffa con Sidney Poitier e Ben Kingsley, Proposta indecente accanto a Demi Moore e Qualcosa di personale insieme a Michelle Pfeiffer.

Nel 1994 ottiene una nuova nomination agli Oscar come miglior regia per il film Quiz Show, mentre nel 1998 è sia regista sia protagonista della pellicola L’uomo che sussurrava ai cavalli e, due anni più tardi, dirige Will Smith e Matt Demon nel film La leggenda di Bagger Vance. Da sempre molto attivo politicamente e grande sostenitore del Partito Democratico, Redford, all’indomani dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York dirà:"Ci sono stati tre eventi che hanno segnato per sempre la mia vita. Il primo è stato l’attacco a Pearl Harbor: ero un ragazzino, ma capivo che nulla sarebbe stato più come prima. Poi l’assassinio del Presidente Kennedy: stavo facendo una commedia a Broadway e non sapevo come avrei fatto a salire sul palcoscenico e far ridere la gente. Eppure quella notte la risata del pubblico era stata più forte che mai, ma era una risata isterica, dura. E ora questo. L’11 settembre ha cambiato qualcosa per sempre" . Solo nel 2002 arriva finalmente il riconoscimento più ambito: l’Oscar alla carriera, consegnatoli in quanto fonte di "ispirazione per i registi innovatori e indipendenti in tutto il mondo". "A me, - spiegherà - sia come attore che come regista, interessa curare i dettagli, lavorarci sopra sino a quando l’insieme non assume la forma desiderata. Che mi trovi davanti o dietro la macchina da presa, quel che voglio è che il pubblico provi le stesse emozioni che provo io. Quando ci riesco ho raggiunto il mio scopo”.

Gli ultimi anni di vita

Negli ultimi anni della sua vita Redford ha diretto Brad Pitt nel film In mezzo scorre il fiume (1992) e ha recitato accanto a lui in Spy Game (2001) di Tony Scott. Nel 2007 torna a svolgere il doppio ruolo di regista e attore in Leoni per agnelli, film che ha per protagonisti anche Meryl Streep e Tom Cruise. Dal punto di vista della sfera privata, nel 2009, si sposa con Sibylle Szaggars, di 22 anni più giovane di lui. Gli ultimi suoi due film da regista sono The Conspiration (2010) e La regola del silenzio - The Company You Keep (2011). Torna a recitare in coppia con Jane Fonda nel film malinconico Le nostre anime di notte del 2016, anno in cui entrambe le star hollywoodiane riceveranno il Leone d’oro alla Carriera. Carriera che, per Redford, termina nel 2018, dopo l’uscita del film Old Man & the Gun dove si ritrova di nuovo accanto a Fonda. “Volevo un film che facesse sorridere: quando ho accettato, non potevo immaginare che sarebbe uscito in un momento culturalmente cupo come quello attuale. Stiamo vivendo tempi politicamente oscuri”, dirà riferendosi all’inquilino della Casa Bianca. In un’altra intervista sarà ancora più esplicito: "Stiamo affrontando una crisi che non avrei mai pensato di vedere in tutta la mia vita: un attacco in stile dittatore compiuto dal presidente Donald Trump a tutto ciò in cui crede la nostra nazione". Tornando, invece, alla sua carriera da attore è bene sottolineare che il suo addio non fu mai definitivo, come lui stesso ammetterà in quella stessa intervista. “Sì, a volte si cambia idea. Ho cominciato a recitare a 21 anni, adesso ho passato l’ottantina e a me sembra una buona decisione.

Ciononostante, bisogna guardarsi sempre e comunque dalle dichiarazioni definitive”, spiegherà. Nel 2019, infatti, lo troviamo impegnato in un cameo nel film-capolavoro e campione d’incassi Avengers: Endgame.

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