Cinema

"White man can’t jump", il film sul basket metafora della vita (difficile)

Dopo il celebre film degli anni '90, Disney+ torna a raccontare la cultura dello streetball con i temi di una commedia per giovani e adulti

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Il passato, ancora una volta, diventa un modo per riflettere sui problemi della nostra contemporaneità. E lo sa bene il nuovo film, per giovani e adulti, disponibile su Disney+ dal 19 maggio. Stiamo parlando della commedia sportiva di White man can’t jump (Gli uomini bianchi non possono saltare). Titolo inequivocabile e remake moderno dello storico film del 1992 con Woody Harrelson, che torna in una veste più scanzonata (e meno incisiva rispetto al suo predecessore) per raccontare la città di Los Angeles, la sua cultura e il lato oscuro di una città bellissima ma piena di insidie, soprattutto per i giovani ragazzi di colore. Il film che arriva in streaming supportato da una buona campagna pubblicitaria mette in scena una storia in bilico tra dramma e commedia per "filosofeggiare" sul mondo del basket e la sub-cultura dello streetball, molto celebre nella città degli angeli.

Dicevamo, White men can't jump è una rivisitazione molto moderna del celebre film degli anni ’90 e, in questa versione, si prende diverse licenze per cercare di coinvolgere il pubblico in un racconto universale in cui trionfano i sogni e desideri dei giovani di oggi. Sinqua Walls, attore classe 1985, famoso per essere apparso in diverse serie tv americane, interpreta il giovane Kamal. Lui è una ex promessa del basket che ha gettato via la sua carriera con troppa facilità, mentre Jack Harlow, superstar del rap e candidato per ben tre volte di seguito ai Grammy nella categoria di miglior artista di musica black, fa il suo debutto come attore nel ruolo di Jeremy. Come Kamal, lui è un’ex star del basket la cui ascesa è stata bloccata a causa di diversi infortuni. Alle prese con relazioni incerte e pericolose, pressioni finanziarie e gravi lotte interne, i due giocatori, apparentemente diversi, scopriranno a loro spese di avere in comune più di quanto credano.

"Sono nato e cresciuto a Los Angeles. Girare tra quelle strade è stato bellissimo – rivela il regista del film durante una conferenza stampa virtuale con i giornalisti europei –. È una città che, al cinema e in tv, abbiamo visto ritratta in tantissimi modi diversi. Però restano tanti suoi lati di lei che non sono mai stati raccontati – aggiunge -. Ci sono storie che restano in un limbo e ho sentito il bisogno di dare loro la voce.

Per me è stata più che altro una questione di voler mostrare la mia Los Angeles e il modo in cui la vedo".

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