Il Cinese si «sacrifica» per il partito che non lo vuole

(...) Lui che lasciava Bologna per Genova, per il mare e per stare vicino al figlioletto. Alla fine l’ex leader Cgil e ormai ex sindaco di Bologna ha deciso di rispondere, piccato e offeso, dalle stesse colonne del Corrierone. «Per me questa candidatura è un sacrificio, ma se il partito in un momento di difficoltà mi chiede di dare una mano non posso e non voglio sottrarmi». Ecco lì perché ha cambiato idea, perché s’è rimangiato la parola di padre. Lui stesso si aspettava qualche critica e non lo nega. «Ovviamente sì. Quel che non mi aspettavo - risponde - sono state certe volgarità. Mi attendevo giudizi di merito. Ma quando tutto viene ricondotto alla sfera personale... Voglio che sia chiaro: per me questa candidatura è un sacrificio».
Un atto d’amore verso un partito che però sembra il primo a non aver capito. «Eravamo sul serio arrivati - dice Cofferati - sull’orlo del baratro. Magari non l’hanno capito proprio tutti... A quel punto, Franceschini mi ha chiesto con insistenza e affetto la disponibilità per l’Europa. E qui è scattato il mio essere “antico”. Se rispondessi di no, annegherei alla radice l’idea antica di partito di militanti». Roba da aspettarsi almeno un grazie. Che ovviamente non arriva se non dai dirigenti. Dalla Liguria si fa sentire Roberta Pinotti che «come parlamentare ligure» ringrazia il compagno Sergio, «un ottimo capolista per la nostra regione». Un candidato che si presenta con una «storia personale, un suo vissuto che sono delle ottime credenziali per la sfida europea, vista anche l’importanza che in tale contesto ha assunto la questione lavoro». La senatrice rassicura anche che non ci sia stata alcuna autocandidatura di Cofferati. Quasi a rassicurare la base che forse non aveva neppure chiesto questa garanzia.
Il capolistato del Cinese nel Nord Ovest è una questione molto sentita dal Pd ligure, ma non solo. E oltre gli Appennini scemano ulteriormente le voci favorevoli alla candidatura. L’associazione «L’altrainformazione» ricorda ancora la conferenza stampa del 9 ottobre scorso in cui il sindaco di Bologna disse: «Se andassi in Europa potreste dire che sono un ciarlatano. Non manderò una cartolina da Bruxelles. Non ve la manderò neanche da Roma. Se andassi a Roma sarei io cialtrone e io non sono un cialtrone».
E il Cofferati in campo scuote anche il resto del mondo politico. Il resto dell’area non Pdl, non centrodestra. Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc, ribadisce che quella del Cinese è «una candidatura indecente. E a dire questo non sono io, ma è stato lo stesso Cofferati». Emma Bonino è invece pronta a scendere in campo contro di lui, con una lista di Radicali. «Ci stiamo pensando - ammette - Credevo che avesse un problema di paternità. Da Bologna a Strasburgo... Avrà cambiato idea».
L’ultimo «no» arriva dal Piemonte, dove un autorevole sindaco del Pd, Sergio Chiamparino, spinge l’ex sindacalista lontano. Lo difende, lo promuove, ma da un’altra parte. «In ogni caso non nella circoscrizione del Nord-Ovest - spiega il sindaco di Torino in un’intervista a Repubblica - . Perché non presentarlo agli elettori del Nord-Est dove lui ha fatto il sindaco per cinque anni?».

E per chiarire il concetto al papà che lascia la famiglia per il partito, chiosa annunciando il suo ritiro dalla politica alla fine del secondo mandato: «Se dico che lo faccio, lo faccio. Lo faccio davvero». Ogni riferimento non è puramente casuale.

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