
Redi Shijaku è albanese di origine, ma è diventato talmente italiano da aver preso la tradizione autentica della cucina italiana come benchmark del suo lavoro. Del resto non è certo la prima volta che uno straniero si incarica di studiarci e interpretarci meglio di quanto siamo in grado di fare noi stessi, con il nostro carico di pregiudizi e convinzioni. Shijaku nel 2019 ha creato a Milano il gruppo La Gioia Collection, che oggi conta quattro ristoranti (e in autunno diventeranno cinque con l’apertura di un ristorante con un’ottantina di coperti in zona Coni Zugna), tutti differenti ma accomunati dall’idea di rappresentare il “Nuovo Classico Italiano”, che unisce ricette tradizionali a una sensibilità moderna, valorizzando ingredienti freschi e preparazioni fatte in casa.
Avevo già avuto modo di apprezzare e di raccontare il senso del servizio e dell’ospitalità di due locali del gruppo, Osteria Afrodite in via Donatello e Al Baretto San Marco in Brera, ma ho avuto conferma che esiste un vero stile Shijaku quando sono stato anche all’Osteria Serafina, in via Luigi Sacco 9, tra De Angeli e Washington, zona milanese molto residenziale ma un po’ carente di veri punti di riferimento gastronomici. Osteria Serafina è un luogo vivace e interessante, che al suo interno si presenta confortevole e piuttosto classico, senza picchi di estro tipici del design milanese, ma comunque devo dire che, contrariamente a quanto accade di solito, è più bello dal vivo (se così si può dire di un locale) che nelle fotografie che si trovano sul sito. Bottiglie, tende, quadri, specchi, un’apparecchiatura vecchio stile (c’è la tovaglia, oggetto non più così comune sulle tavole di Milano). Come del resto il servizio, che riesce a far sentire chiunque a suo agio (me ne sono accorto spiando quello che accadeva negli altri tavoli, peraltro con molti clienti stranieri, cosa non scontata in un quartiere non proprio turistico). Un tocco contemporaneo è dato dalla cucina a vista e nella bella stagione c’è anche un ampio dehors.
Il menu è ricco e centrato. Non aspettatevi avanguardia ma piatti tradizionali e ben eseguiti. Tra gli antipasti io ho avuto modo di assaggiare un Carpaccio di ricciola servito con cetriolo Carosello, bottarga di muggine e insalatina delle Piane, estremamente delicato, e, pescando dalla lavagna con qualche fuori menu, del Polpo alla scapece con zucchine di Albenga e patate prezzemolate che resterà forse il migliore assaggio della serata. In carta anche Pappa e burrata, i Peperoni tonnati, dei Mondeghili con carne di vacca rossa lombarda, mortadella Favola e Salsiccia luganega.
Tra i primi ho colto il consiglio del manager Giuliano e ho preso le Linguine all’astice, che si avvantaggiavano di una materia prima di alto livello e di una notevole cremosità. Ma avrei potuto scegliere anche una Gricia pare magnifica, che viene scenograficamente mantecata in una forma di pecorino (il pubblico va in visibilio per questi momenti di cinematografia) o i Paccheri al ragù alla genovese che mi dicono essere perfettamente partenopei.
Capitolo secondi: per me un Galletto ruspante ai carboni servito con patate novelle, cipolle Giarratana e cucuzzella (buono, davvera), ma ho assaggiato anche un po’ della Cotoletta alla milanese ordinata dalla mia accompagnatrice, che mi è parsa di buona fattura, battuta ma non troppo, con l’osso e con una panatura croccante e ben aderente alla carne di vitello. In carta anche la Costina di manzo con purè, la Tagliata di manzo e il pescato del giorno che varia a seconda del mercato e viene cotto o alla mediterranea o alla trevisana.
E i dolci? Non avevo molto spazio, ma non ho potuto sottrarmi a un assaggio del Tiramisù, interpretato in modo molto minimale ma assai gustoso.
I prezzi: antipasti tra 17 e 26 euro, primi tra 22 e 29, secondi tra 24 e 38,
contorni a 8, dolci non ho preso nota (colpa mia). Carta dei vini stringata e classica, senza avventure ribalde. Del servizio ho detto.Osteria Serafina, via Luigi Sacco 9, tel. 3899299450. Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena