Milano ferita, ancora una volta. Una ragazza di 19 anni sottoposta a violenza sessuale da un romeno. Si fa presto a parlare di solidarietà e di accoglienza, ma i fatti col loro crudo linguaggio dicono altro, spingono a chiedere misure efficaci contro la violenza e contro i luoghi comuni del buonismo. La politica è investita dal'onda d'urto della realtà e accade che le posizioni preconcette vengano spazzate o sconvolte. Prendete Filippo Penati, presidente di sinistra della Provincia. In passato si è distinto per la sua predicazione di solidarietà e accoglienza senza se e senza ma, però adesso brilla per la sua opposizione agli insediamenti rom, tant'è che si è meritata una tessera di leghista ad honorem.
Penati non vuole che i campi rom di Milano vengano smantellati soltanto per essere «spalmati», o ridistribuiti, nei centri della provincia, come germi di un'infezione destinata a crescere. Ed è per questo che si schiera contro le autorità preposte a fronteggiare la questione rom. Chi è Filippo Penati? Un dirigente di sinistra pronto a contrastare la politica del centrodestra? Un convertito sulla via che dal centro ordinato di Milano porta al Triboniano e alle altre periferie assediate dai campi rom? Può darsi che Penati si mostri spigoloso e ostile per marcare la sua differenza dal nuovo corso, Ma può anche darsi che le sue vecchie credenze ideologiche sull'immigrazione siano state spazzate dalla realtà.
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