«La città non viva nella paura»

Lacrime e rabbia in Sant’Ambrogio: «Le istituzioni non sanno difenderci»

«La città non viva nella paura»

Tanta tristezza e un po’ di rabbia. Questi i sentimenti più diffusi al funerale di Marzio Colturani, il ginecologo 64enne morto soffocato durante una rapina nella sua abitazione. Dietro al feretro di legno chiaro scorrono i figli Luca e Matteo e il fratello Fabrizio con la moglie Cristina. Composti in un dolore che lascia solo trapelare lacrime e abbracci, nessuna dichiarazione ai molti giornalisti accorsi in chiesa.
Fra le centinaia di persone all’interno della Basilica di Sant’Ambrogio ci sono amici, colleghi e gente comune, ma nessun rappresentante delle istituzioni. «Meglio così - mormora qualcuno -, non ci sanno neppure difendere dalla delinquenza». «Siamo stati colleghi - ricorda una dottoressa dell’ospedale San Giuseppe -, abbiamo lavorato insieme per molti anni, era una persona fantastica».
Poi è sceso il silenzio e la parola è passata a monsignor Erminio De Scalzi: «Marzio era una persona buona e un professionista valente. Questa rapina ci porta a stare vicini al dolore dei figli Luca e Matteo e a chiedere alla magistratura di svolgere le indagini e assicurare alla giustizia i colpevoli». «Milano non può vivere assediata dalla paura - ha continuato il vescovo -. Ci uniamo alla richiesta di sicurezza fatta dai cittadini. Ma per creare un clima di collaborazione è necessario l’impegno di tutti, anche delle istituzioni».


Il feretro del medico è stato portato fuori dalla Basilica, seguito dai parenti, alla volta di Lambrate, dove è avvenuta la cremazione. Colturani è stato tumulato al Cimitero Monumentale, vicino alla moglie, scomparsa due anni fa.

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