Giuseppe De Bellis
Li ha fregati la forma del pallone: rotonda, come la terra. Allora i signori del pallone hanno pensato che la geografia la potessero cambiare anche loro. Alla fine lhanno stravolta. La Fifa riconosce 205 nazioni e lOnu 191. Quattordici in più, quattordici Paesi che Paesi non sono per chiunque fuorché per la Federazione internazionale del calcio. Perché il pallone ha tolto i confini ai territori, ha trasformato colonie e regioni in Stati indipendenti, ha dato dignità di Paesi a fettine di mondo che non esistono neppure sulla carta, ha tentato di far nascere le Nazionali di zone che sono contese da centinaia di anni, o che da sempre si spacciano per autonome. Così oggi Seborga compare tra i Paesi confinanti dellItalia sul sito Internet ufficiale (la versione spagnola) della coppa del mondo di Germania 2006. Tu provi a digitare la parola su Google e si apre la pagina. «LItalia confina con Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Vaticano, San Marino e Seborga». Linvenzione: Seborga non esiste. È una cittadina dellImperiese che da qualche secolo chiede a Roma lindipendenza perché i Savoia glielavevano promessa. Ma la Repubblica italiana ha sempre respinto ogni pretesa. Oggi Seborga non cè, è solo una città. Tranne per la Fifa.
Con lo stesso meccanismo, la federazione internazionale ha modificato anche una situazione molto più seria. L11 dicembre del 2003 Joseph Blatter in persona ha dovuto rimediare a una gaffe colossale della Federazione. Sullo stesso sito web cera scritto che il Tibet era un Paese confinante con la Cina. Pechino chiese immediatamente di rimediare, perché il Tibet non è vicino, ma per la geografia, per la storia, per la politica e per il diritto internazionale è Cina. Blatter chiese scusa: «Si è trattato di un semplice errore editoriale. Noi siamo un'associazione a carattere sportivo, non politico. La nostra correzione non riflette alcuna presa di posizione politica, ma soltanto l'accettazione di una situazione».
La rivoluzione geografica del pallone non è solo un errore editoriale. Nei 205 iscritti alla Fifa ci sono molte anomalie. Cè Macao, per esempio. Ha la sua nazionale, ma non è una nazione: nel 1999 è ritornato sotto la sovranità della Cina con uno statuto di Regione amministrativa speciale. Praticamente come il Trentino-Alto Adige. Nella stessa situazione cè la Nuova Caledonia, isola dellOceano Pacifico. Stato giuridico: territorio d'Oltremare della Francia. Oppure le Isole Cook: arcipelago dell'Oceano Pacifico centrale, nella Polinesia, a nord-est della Nuova Zelanda, da cui dipende. O ancora Guam, la maggiore delle Isole Marianne: territorio non incorporato degli Usa. La lista prosegue: le Vergini Americane, Anguilla, Aruba, Montserrat, le isole Far Oer. Anche il caso della Palestina è anomalo: è una nazione provvisoria, che lOnu non riconosce, ma la Fifa sì.
Non ci sono regole per il pallone o se ci sono vengono ignorate. Adesso a Zurigo è depositata la richiesta di affiliazione di Gibilterra. Che è territorio inglese, fatto di cittadini inglesi e un po da spagnoli perché da quattro secoli quella Rocca è contesa. Di certo non è indipendente. Eppure chiede di diventare il membro 206 della Fifa. Un altro voto in più al prossimo congresso della Federazione. Perché qui sta il gioco: stravolgere la geografia significa ottenere in cambio dai nuovi iscritti la riconoscenza nellurna elettorale. E il calcio qui non arriva per primo: la federazione internazionale di atletica leggera ha 211 iscritti. Sei più del pallone che da da quando è diventato presidente Blatter ha aumentato di nove i suoi affiliati. Allora oggi può andar bene anche Gibilterra. Quando lha saputo, la Spagna ha annunciato che, se il colpo riuscisse, chiederebbe di uscire per protesta. Che poi in realtà la Spagna non ci sarebbe neppure nella Federazione.
Città o isole, il pallone crea lo Stato che non cè
La Fifa ha 205 affiliati contro 191 dellOnu. Da Macao a Guam, le nazionali quasi virtuali. E sul sito della coppa del mondo Seborga, cittadina ligure, è uno stato confinante con lItalia
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