«Cittadinanza per i bimbi nati in Italia»

Cittadinanza per «jus soli». Ovvero, è italiano chi in Italia ci nasce. È quanto hanno invocato ieri i vescovi italiani per voce del monsignor Domenico Sigalini, segretario di Migrantes (fondazione della Cei che si occupa di immigrati) e monsignor Gianromano Gnesotto durante la presentazione alla Radio vaticana della Giornata nazionale delle migrazioni di domenica prossima. La Cei auspica anche una riduzione dei tempi per la richiesta della cittadinanza, da dieci a cinque anni, per «favorire una vera integrazione degli immigrati». «Occorre - ha affermato mons.

Sigalini - che nella concessione della cittadinanza si aggiunga allo “jus sanguinis” lo “jus soli”, cioè che chi nasce in Italia alla maggiore età resti italiano, poiché se un ragazzo ha vissuto tutta la vita in Italia, qui è andato a scuola e qui si è formato si deve sentire parte di un territorio, altrimenti si finisce nella disaffezione e nel rifiuto». Gnesotto ha poi ricordato che in Europa solo l’Italia e la Spagna richiedono ancora dieci anni di permanenza per poter domandare la cittadinanza.

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