Cittadini denunciano: «Il progetto di Albaro ha troppi buchi neri»

Il comitato di residenti di via Liri ha chiesto al presidente della circoscrizione quali siano le ricadute del piano tedesco

Cittadini denunciano: «Il progetto di Albaro ha troppi buchi neri»

Erika Falone

Continua a far discutere il «cemento tedesco» che grava su Albaro. Il comitato di cittadini di via Riboli ha incontrato il presidente della circoscrizione medio levante, Pasquale Ottonello, per chiarire la propria posizione sul progetto. Il triangolo verde di terra e alberi compreso fra via Riboli, via Liri e viale Cataldi Bombrini rischia infatti di scomparire per fare posto a 8 palazzine, una scuola e un parcheggio sotterraneo di 5 piani. L'area, in parte di proprietà della Repubblica federale tedesca, è classificata come «area di servizi». Per farla diventare edificabile, occorrerebbe una modifica del puc, il piano urbanistico comunale. E qui scoppia la bagarre. Troppe infatti le parti oscure di un progetto che se da un lato è osteggiato in tutto e per tutto dai cittadini della zona, dall'altro è invece appoggiato dall'assessore alla Qualità urbana Bruno Gabrielli. Che, di fronte alla commissione edilizia riunitasi il 25 ottobre scorso per votare il cambio di destinazione d'uso del puc, ha persino parlato di «un bel lavoro». La maggioranza si spacca, molti consiglieri di sinistra votano contro e il progetto sembra essere congelato. Una vittoria per i cittadini? Insomma. Perché, nei fatti, del «progetto tedesco» si continua a parlare. Soprattutto perché, nel triangolo verde, continuano le operazioni di disboscamento. Segno che «qualcosa» continua a muoversi. «Non possiamo ancora esprimerci ufficialmente - ha detto Pasquale Ottonello, presidente della circoscrizione XIII medio levante -, perché non siamo stati ancora contattati in maniera ufficiale dal Comune. Quando questo accadrà, porteremo avanti le riserve presentate dai cittadini». Riserve che fanno riferimento alle diverse incongruenze che il comitato spontaneo di via Riboli ha rilevato nel progetto. Primo fra tutti, il modo in cui il progetto stesso è stato presentato in commissione edilizia, attraverso diverse imprecisioni e dati piuttosto inverosimili: è stato assicurato, a esempio, che le nuove costruzioni saranno più basse del primo piano delle costruzioni già esistenti. Viene da chiedersi come sia possibile, considerato il fatto che il prospetto prevede palazzine di tre piani. Proprio come i palazzi dei dintorni. In più, per giustificare il cambio di destinazione d'uso da area di servizi ad area edificabile, si è parlato di «omologare il terreno in questione a quelli attigui». Peccato che le aree confinanti siano classificate nel piano urbanistico come «di servizi», come «appartenenti a tessuto storico».
Solo per una piccolissima parte risultano edificabili. Non è tutto qui. Per la zona compresa tra via Riboli, via Liri e via Bombrini avere 8 palazzine di pregio - delle quali c'è veramente richiesta? - e trecento parcheggi in più, al di là dell'impatto ambientale, significherebbe comunque un aumento esponenziale di traffico e di inquinamento. Certo, il Comune riceverebbe in cambio una scuola di tre piani, 18 parcheggi e la costruzione della strada quali oneri di urbanizzazione.
Non sono solo i cittadini ad essere minacciati dal cemento. I campi da tennis comunali adiacenti all'area, in concessione per venticinque anni a una associazione sportiva, rischiano di essere ceduti al proponente del progetto. E demoliti, almeno in parte: si deve passare da lì per realizzare i lavori. Non esiste un'altra strada per giungere, con mezzi pesanti, al sito. Ottonello, che prossimamente incontrerà l'assessore Gabrielli, ha assicurato che chiederà il rispetto del verde e gli impianti sportivi esistenti, la riduzione della volumetria totale del progetto e la creazione di un'area verde - di una certa consistenza - fruibile da tutto il quartiere.

Nel frattempo, i cittadini di via Riboli si stanno organizzando in un comitato permanete con lo scopo di proteggere i beni ambientali, culturali e storici di Albaro. Perché quella di via Liri non sia l'inizio di una cementificazione del quartiere.

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