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Addio a una pagnotta su tre: oggi il pane costa il 20% in più

Il costo del pane cresce 17 volte rispetto al prezzo del grano. I cereali vengono infatti pagati il 32% in meno. Coldiretti chiede maggiore trasparenza

Addio a una pagnotta su tre: oggi il pane costa il 20% in più

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Il prezzo del pane in Italia ha registrato un aumento significativo negli ultimi tempi, aumentando di oltre 17 volte rispetto al costo del grano. In termini di consumi è stato calcolato un decremento di una pagnotta su tre in poco più di dieci anni. I dati provengono da un'analisi della Coldiretti che ha reso nota questa preoccupante tendenza durante un incontro al Villaggio contadino di Roma in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, alla quale hanno partecipato diverse figure di spicco, tra cui il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e il governatore della Regione Lazio Francesco Rocca.

L’analisi della Coldiretti

Un aspetto chiave di questa analisi è la forbice di prezzo notevolmente ampia tra il grano e il pane. Attualmente, un chilo di grano viene pagato agli agricoltori a circa 24 centesimi, segnando un calo del 32% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, lo stesso peso del prodotto viene venduto ai consumatori a prezzi che variano da 3 a 5 euro a seconda della città, con alcune zone che hanno sperimentato rincari fino al 20%.

Una pagnotta su tre

In Italia, i consumi di pane hanno raggiunto il livello più basso mai registrato, con appena 80 grammi al giorno per persona. Questa tendenza ha portato a una diminuzione del 33% nel consumo di pane rispetto a poco più di un decennio fa. Questo calo nell'acquisto di pane è stato evidente negli ultimi anni, passando da 120 grammi al giorno nel 2010 a soli 80 grammi oggi. Tuttavia, tali cifre sono molto lontane dai 1,1 chili di pane consumati quotidianamente durante l'Unità d'Italia nel 1861.

Il costo del grano

L'incidenza del costo del grano sul prezzo del pane si è ridotta notevolmente, scendendo al di sotto del 10% in media, a dimostrazione della notevole variabilità dei prezzi al dettaglio in tutto il paese. Questo è in contrasto con i prezzi del grano, che sono influenzati direttamente dalle fluttuazioni delle quotazioni internazionali. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che i prezzi al consumo non sono mai diminuiti negli ultimi anni, nonostante la variabilità delle quotazioni del grano. La Coldiretti ha evidenziato che la diminuzione del raccolto dovuta ai cambiamenti climatici ha limitato la disponibilità di prodotto in Italia.

Pagamento sotto costo

Questa situazione ha portato al pagamento sotto costo del grano agli agricoltori, mettendo spesso a rischio la loro capacità di coprire i costi di produzione. La Coldiretti ha denunciato una situazione di crisi senza precedenti, con i compensi dei coltivatori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa. Una delle preoccupazioni principali riguarda la sovranità alimentare del paese, con la possibilità di un futuro in cui buona parte del territorio nazionale, soprattutto le aree interne senza alternative produttive, sia a rischio di desertificazione. Attualmente, l'Italia dipende per il 64% dal grano tenero importato dall'estero, utilizzato per la produzione di pane, biscotti e dolci.

Obbligo di indicazione dell’origine

In risposta a questa situazione, la Coldiretti ha chiesto l'introduzione dell'obbligo di indicare l'origine del grano utilizzato per il pane, analogamente a quanto avviene per la pasta. Attualmente, il pane non confezionato non richiede un'etichetta, ma il libro degli ingredienti deve essere disponibile nei punti vendita per i consumatori. Questo libro elenca gli ingredienti utilizzati nell'ordine decrescente di quantità, compreso il tipo di farina, acqua, lievito e sale, e, per pani particolari, eventuali altri ingredienti. La Coldiretti sostiene che sia necessario ridurre la dipendenza dal grano estero e lavorare nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per stabilire accordi di filiera tra imprese agricole e industriali.

Questi patti dovrebbero avere obiettivi qualitativi e quantitativi precisi e garantire prezzi equi che non scendano al di sotto dei costi di produzione, come previsto dalla nuova legge di contrasto alle pratiche sleali.

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