Cronaca locale

Clandestini, blitz sul bus Ma i processi sono a rischio

Gli ultimi in ordine di tempo li hanno fermati ieri. Tredici clandestini, quasi tutti provenienti dal Marocco, scoperti dagli agenti del Nucleo trasporto pubblico della polizia locale mentre viaggiavano sui bus delle linee 93, 95 e 77. Due sono stati arrestati. A un mese e mezzo dall’entrata in vigore del «pacchetto sicurezza», non passa giorno senza che le forze dell’ordine denuncino all’autorità giudiziaria extracomunitari privi del permesso di soggiorno. Una grande quantità di segnalazioni, secondo i dati forniti dalla Questura, dai carabinieri, dalla guardia di finanza e dai vigili, che finiscono nel grande imbuto della macchina giudiziaria. Dove rischiano di arenarsi.
I numeri, innanzitutto. Dai primi di agosto - da quando, cioè, si applica la nuova legge - i carabinieri di Milano hanno denunciato per clandestinità 394 stranieri (169 dei quali sono stati arrestati perché accusati di altri reati), 18 (di cui un arresto) quelli segnalati dal comando provinciale delle fiamme gialle (in totale, in Lombardia, le denunce della gdf sono 33, e 5 le misure cautaleri), 68 gli extracomunitari irregolari scoperti dai vigili, e 252 quelli segnalati dalla Questura. In totale, dunque, 732 denunce. Interventi a cui, almeno finora, non sono però seguiti i processi.
Il palazzo di giustizia, infatti, corre a un’altra velocità. Organici ridotti e meccanismi tortuosi sono le strettoie in cui si accumulano i fascicoli. E, fatto non secondario, l’orientamento della Procura, che sta decidendo se sollevare una questione di legittimità del reato di clandestinità. Proprio per oggi i magistrati assegnati agli uffici Sdas del tribunale («servizio definizione affari semplici») hanno fissato una riunione per decidere quale linea adottare. E non è affatto escluso che - come annunciato dal procuratore di Torino Gian Carlo Caselli - si decida di procedere solo per per gli immigrati che hanno commesso altri reati e contestualmente sono stati denunciati per clandestinità, accantonando quelli su cui pesa solo il nuovo reato di ingresso clandestino. Una distanza, quella tra denunce e processi, che diventa sempre più marcata. E la misura di questa divaricazione la dà il numero di udienze fissate nel calendario del giudice di pace. Sette processi soltanto, che iniziano oggi. Spiega Vito Dattolico, coordinatore di via francesco Sforza, che «obiettivamente ci aspettavamo di essere sommersi di lavoro ma in effetti la legge è più complessa di quella che viene sommariamente descritta». Ad ogni modo, «sarà abbastanza problematico procedere alle espulsioni degli immigrati accusati di clandestinità, dato che la nuova legge prevede l’immediatezza dell’esecuzione di tale provvedimento, il che non è facilmente attuabile».
E così, il rischio è di «sterilizzare» la nuova legge. Il punto, secondo il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato, è che «il clandestino, per definizione, è un fuggiasco. Se in qualche modo non lo tratteniamo (carcerazione preventiva, Cie), a giudizio processiamo fantasmi. E alimentiamo un giro dell’oca dove alla casella “Milano” sappiamo già che troveremo gli stessi soggetti fermati e identificati decine di volte.

Possiamo permetterci questo spreco di risorse pubbliche?».

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