
Dal 1998 nessuno suonava uno strumento dal vivo all'Eurovision Song Contest. Ci ha pensato lei, Lucio Corsi.
«Ho portato l'armonica e l'ho suonata, ma non è stato un gesto polemico».
E cos'era?
«Un gesto microscopico».
Mica tanto.
«Diciamo che aiuterebbe molto se, nella musica, ci fosse sempre la stessa attenzione ai dettagli. In ogni caso, sapevo perfettamente che a Eurovision non si possono collegare strumenti all'amplificazione sul palco. Ma l'armonica entra nel microfono della voce e così...».
...Così non ha violato le regole.
«Volevo solo fare qualcosa di diverso rispetto a quanto fatto a Sanremo».
In realtà c'è anche la scenografia a essere diversa.
«Sì, ci sono i super amplificatori che mi ricordano un tour di Neil Young. Le chitarre mie e di Tommaso (Ottomano - ndr) sono entusiasmanti, la mia sembra quasi un disco volante».
E in effetti Lucio Corsi all'Eurovision Song Contest di Basilea sembra un ufo, lui così distinto e distante da quasi tutti gli altri concorrenti. Si è visto nella sua esibizione (fuori gara) durante la prima semifinale e si vedrà anche domani sera, sabato 17, quando si giocherà tutte le carte con un solo obiettivo, che non è quello di vincere ma quello di restare o, quantomeno, di farsi capire. Non a caso, mentre canterà Volevo essere un duro, ci saranno di nuovo i sottotitoli in inglese in modo che il testo sia più comprensibile in una competizione che sfoggia venti lingue diverse ma nella quale tutti o quasi ne parlano solo una, l'inglese appunto. E per l'Italia, specialmente ora, specialmente in una fase musicalmente così omologata, è decisamente bello presentarsi con questo folletto colorato che canta alla vecchia maniera che oggi sembra quasi inedita nonostante arrivi dalla canzone d'autore più ribelle e dal rock davvero glam. Comunque vada, resterà fuori dal coro.
Ma quanto le importa della classifica finale?
«A me non interessa affatto, amo lo sport, amo la competizione ma non penso alla musica come a una gara. Dopotutto, come potrebbe, non è un gesto atletico».
L'Eurovision è un trionfo di dance e pop. C'è qualcuno che le piace?
«I portoghesi Napa che hanno secondo me un bel pezzo (Deslocado - ndr) e mi piacerebbe un giorno poter suonare con loro, ci siamo anche scambiati i contatti».
I commenti dopo la sua prima esibizione sono entusiasti della sua semplicità.
«Non saprei cosa dire, porto una canzone che non inganni me stesso. Penso a questo, non al posto dove la canto».
Appunto. A Sanremo ha detto che era «un salto nel vuoto». Cos'è l'Eurovision?
«Una sbirciatina sul futuro».
In futuro l'idea di usare i sottotitoli potrebbe essere copiata da altri.
«Sono felice di averla potuta realizzare. Io sono molto attento alle parole. L'italiano per me è un rebus che mi piace affrontare quando scrivo perché nella nostra lingua le stesse cose possono essere dette in modi diversi».
Ha pensato a una sorpresa anche per la finale?
«Nooo, andremo molto lisci e io sarò sempre lo stesso, dopotutto nei pochi mesi dopo Sanremo non sono cambiato più di tanto».
E difatti in qualche modo sarà anche presente Topo Gigio, come all'Ariston.
«L'ho sentito, è sempre molto impegnato ma ci sarà anche stavolta a modo suo» (sorride - ndr).