Clima, bozza Copenaghen "Entro il 2050 riduzione delle emissioni del 50%"

L’agenzia Reuters anticipa il documento per la conferenza sul clima di Copenaghen. L’80% del taglio delle emissioni sarà a carico dei paesi ricchi. Riduzione del 50% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990

Clima, bozza Copenaghen 
"Entro il 2050 riduzione 
delle emissioni del 50%"

Copenaghen - La bozza preparata dal governo danese per la conferenza sul clima di Copenaghen propone che l’80% del taglio delle emissioni inquinanti sia a carico dei paesi ricchi. Secondo l’agenzia Reuters che ha ottenuto una copia del documento, la bozza propone anche una riduzione del 50% delle emissioni inquinanti entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. Il testo, che è una proposta e potrebbe diventare la base per un accordo politico al termine degli incontri di Copenaghen, prosegue quindi affermando che è necessario mantenere l’aumento medio globale di temperature entro e non oltre i 2 gradi Celsius.

La posizione di Bruxelles Sì dell’Europarlamento alla posizione che l’Ue presenterà al vertice di Copenaghen sul cambiamento climatico, con il rilancio dell’impegno comunitario che si traduce nella richiesta ai paesi partner di almeno 30 miliardi di euro all’anno per i Paesi in via di sviluppo fino al 2020. La risoluzione è stata adottata da una vasta maggioranza e chiede un serio e quantificabile impegno politico che fissi un contributo collettivo dell’Ue per la riduzione delle emissioni di gas serra e per l’adattamento al cambio climatico. Una scelta che dovrebbe pesare molto nei colloqui (e nelle alleanze) al summit di Copenaghen a dicembre. Gli eurodeputati hanno invitato i capi di governo dei paesi europei a considerare una priorità il conseguimento di un accordo concordato al Summit di dicembre sui cambiamenti climatici a Copenaghen, dando prova così della loro volontà di assumere una leadership politica su questo tema cruciale. La proposta di un contributo europeo di 30 miliardi di euro annui entro il 2020 sui 100 miliardi complessivi del sostegno pubblico internazionale necessario rappresenta un fondamentale impegno finanziario dei governi occidentali, volto a sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’attuazione di strategie ambiziose di mitigazione e adattamento, sia nel medio-lungo periodo che a breve termine. Si tratta di misure per le quali è stato calcolato un impegno finanziario che ammonterebbe a 10 miliardi l’anno per il periodo 2010-2012.

Pil a rischio nel 2030 Considerando lo scenario climatico attuale, se i trend di sviluppo economico si manterranno gli stessi fino al 2030, il rischio di perdita di pil oscilla dall’1% al 12%. Questa la stima che emerge da uno studio condotto su otto aree in India, Cina, Guyana, Samoa, Tanzania, Gran Bretagna e in Florida (Stati Uniti), da un gruppo di lavoro sull’economia dell’adattamento ai cambiamenti climatici composto da esperti della compagnia di assicurazioni Swiss Re, Mc Kinsey, Rockefeller Foundation, Commissione europea, Unep, ClimateWorks Foundation, Global Environment Facility e Standard Chartered Bank. Considerando gli otto casi oggetto dello studio, intitolato Shaping climate-resilient development, nel giro di 20 anni l’emergenza clima potrebbe peggiorare significativamente il quadro: considerando uno scenario estremo, le perdite causate dai cambiamenti climatici potrebbero quadruplicarsi. Secondo l’analisi, nei casi esaminati, un portafogli di misure efficaci potrebbero evitare parte dei rischi già identificati. In linea di principio, considerando gli scenari climatici estremi, con fenomeni come inondazioni o siccità, c’è la possibilità di evitare fra il 40% e il 68% delle perdite per il 2030 attuando misure di adattamento i cui benefici economici sarebbero superiori ai costi. Si parla di miglioramenti delle infrastrutture, come un rafforzamento degli edifici per fronteggiare gli uragani oppure la costruzione di cisterne e pozzi per combattere la siccità. E poi ci sono tecnologie utili, migliore uso di fertilizzanti, ma anche tante iniziative possibili, come campagne di comunicazione e programmi di risposta ed emergenza in caso di disastri. I casi esaminati hanno rivelato che le misure di adattamento non sarebbero positive solo ai fini dell’emergenza clima, ma anche come strumenti efficaci nel rafforzare la crescita dell’economia, specie nei Paesi in via di sviluppo.

Tuttavia, anche se le compagnie di assicurazioni giocheranno un ruolo importante, in ogni caso secondo lo studio rimarrà sempre una fetta di rischio che non può essere evitata. Quindi l’azione di adattamento ai cambiamenti climatici non potrebbe comunque sostituire il taglio delle emissioni e un rallentamento del riscaldamento globale.

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