"Clima troppo teso, temo scontri per il 25 aprile"

Boni, presidente del Consiglio regionale, invita a smorzare i toni: «Si sta radicalizzando una campagna che è solo amministrativa». Nell’anniversario della Liberazione l’Anpi decide di non far parlare i politici dal palco. La Moratti: «Giusto, ma io sarò presente»

«Mi chiedo che cosa succederà il 25 aprile. Se la situazione è così esacerbata, trovi il matto che ti tira il Duomo». Davide Boni, il leghista presidente del consiglio regionale, fa il pompiere dal Circolo ufficiali di Palazzo Cusani. Letizia Moratti ha confermato la sua partecipazione alla manifestazione di lunedì prossimo per la Festa della Liberazione in piazza Duomo.
L’Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani, ha deciso che quest’anno, a differenza del passato, non parleranno dal palco politici né rappresentanti delle istituzioni. Il sindaco approva ma insiste per esserci, sfidando le contestazioni che in passato avevano coinvolto suo padre, partigiano, che sfilava in carrozzella insieme a lei. «Sarò presente, considero giusta la decisione degli organizzatori di non far parlare dal palco politici e rappresentanti delle istituzioni: siamo in un periodo particolare ed è in corso la campagna elettorale. Deciderò se partecipare solo al corteo o se arrivare sotto il palco per poi salire».
Boni non nasconde la preoccupazione per l’esito della campagna elettorale e, parlando di Giuliano Pisapia («un candidato forte»), sottolinea come «si porta dietro una estremizzazione molto forte, perché deve rispondere anche a partiti e formazioni come Sinistra Ecologia e Libertà». L’occasione di queste esternazioni è un pranzo con i giornalisti per presentare il candidato al consiglio comunale Max Bastoni, noto per un passato a dir poco movimentista, tra inviti a bruciare il tricolore e uno slogan elettorale che suonava «Bastoni per gli immigrati». Da allora è passata acqua sotto i ponti leghisti e il “santino” del candidato adesso è una carta da gioco con l’asso di bastoni, la sua foto con la chioma incanutita e uno scanzonato: «In Comune cala l’asso, vota Bastoni».
Come Bastoni, anche Boni è in versione neobuonista. Così critica i toni accesi della campagna elettorale: «Non mi piacciono i manifesti che parlano di toghe e br. Si radicalizza una campagna che è amministrativa». Fino alle preoccupazioni per ciò che potrebbe accadere il 25 aprile, quando le tensioni potrebbero esplodere. Gli esempi del passato non mancano.
Boni racconta poi un retroscena dei suoi rapporti con Roberto Lassini, l’autore dei tanto contestati manifesti: «L’ho conosciuto due o tre settimane fa, durante un convegno sul federalismo a Turbigo. Lassini mi è stato presentato da una conoscente comune. Mi aveva chiesto di fare un’alleanza a Turbigo. Ma poi ho sentito i miei e mi hanno detto: “no, noi andiamo da soli”, nella Lega funziona così, decidono i responsabili del partito». Sono le chiacchiere informali dei leghisti a rivelare un’altra preoccupazione e cioè che la candidatura di Lassini rubi preferenze pescando proprio nell’elettorato “arrabbiato”, quello che più facilmente potrebbe scegliere di votare il Carroccio.
Si parla anche del futuro vicesindaco di Milano.

Boni si smarca: «Non ho mai fatto il consigliere comunale a Milano e poi c’è Salvini, che si sta muovendo come un disperato. Prima andava a mille all’ora, adesso va a duemila. Nell’ultimo anno è cresciuto. Io preferirei Salvini, ma alla fine la scelta la farà Bossi».

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