Via Clitunno, due immobili e due «misure»

Quando ieri mattina l’ufficiale giudiziario ha suonato al citofono dell’elegante palazzo in via Clitunno, al civico 16 - diciannove appartamenti a due passi da Villa Ada -, per procedere allo sfratto dell’ennesimo nucleo familiare, non si aspettava che gli abitanti del palazzo gli avrebbero riservato una simile accoglienza. Slogan, striscioni, opposizione al tentativo di sfratto che alla fine, anche per l’assenza della forza pubblica, è stato rinviato al prossimo 5 ottobre. Il motivo della protesta dei 12 nuclei familari «superstiti» (gli altri 7, tra cui anche l’ex ministro dell’Ambiente, Edo Ronchi, hanno già fatto le valigie) destinatari della procedura di sfratto? Quello di non aver potuto esercitare il diritto di prelazione di acquisto dell’immobile, come invece previsto e garantito dall’articolo 3 della legge 662 del 1996. E a nulla è valso il fatto di aver costituito, il 4 febbraio 2005, una cooperativa (la «Clitunno 2005) allo scopo (fallito) di portare a termine - attraverso l’esercizio del diritto di prelazione - l’acquisto in blocco dell’edificio.
E le apparenze non ingannino, perché quello appena descritto non è un ordinario conflitto tra inquilini e proprietà. Perché quest’ultima - nonostante l’atto di citazione in Tribunale avanzato dalla cooperativa dei residenti - sembra decisa ad andare fino in fondo nel far restare vuoto l’edificio in questione. Perché, soprattutto, la manifestazione di ieri affonda le sue radici in una tortuosa vicenda di compravendite immobiliari che hanno per oggetto, appunto, i due immobili di via Clitunno ai civici 14 e 16. Palazzi negli anni ’90 di proprietà di Ina-Assitalia. Alla fine del 2001 il gruppo assicurativo «Generali spa» incorpora Ina-Assitalia e entra automaticamente in possesso dei due edifici. Il 5 luglio 2003, la «Generali Properties spa» (la società del gruppo «Generali» cui era stata attribuita la gestione) cede l’immobile di via Clitunno 16 alla «Investire Immobiliare Sgr spa», che il 10 dicembre lo rivende alla «Commercial 8 srl», che dopo due mesi lo gira alla «Commercial 4 srl». Queste ultime società sono entrambe controllate dall’Immobiliare Caltagirone spa. In tutti questi passaggi, gli inquilini restano sempre tagliati fuori, sebbene la legge 662/1996 conceda espressamente loro il diritto di prelazione in caso di cessione di immobili di proprietà pubblica.
E pensare che per il palazzo vicino, quello in via Clitunno 14, le cose sono andate in maniera molto diversa. Il 28 aprile 2005 la «Generali Properties spa» vende l’immobile - che ha una superficie di 750/800 metri quadrati - a una società denominata «Clitunno spa» al prezzo complessivo di un milione e 750mila euro, a circa duemila euro al metro quadrato (a fronte di una quotazione di mercato di circa 8mila euro).
Il resto della vicenda si intreccia con la «Svendopoli» degli ultimi giorni, ed è quella descritta nell’articolo «Casa Nostra» pubblicato da «L’Espresso»: «Anche l’immobile - si legge - dove vive la prima moglie di Pierferdinando Casini (Roberta Lubich, ex consorte del leader dell’Udc e già residente al civico 14, ndr) - è stato ceduto in blocco ma con una procedura atipica. Ha comprato a un prezzo basso, 1 milione e 750 mila euro, la Clitunno Spa (...) e ha già rivenduto tutto. Indovinate a chi? Alla famiglia Lubich. Nel novembre del 2006 la mamma di Roberta compra per 586 mila euro il secondo piano. Ad aprile del 2007 la prima moglie di Casini compra il piano terra, a 323 mila euro. Passano due mesi e il 21 giugno scorso, l’operazione si chiude con la cessione alle due figlie minori di Casini del terzo piano (306 mila euro per 5 vani catastali) e del primo piano (8,5 vani per 586 mila euro)».

«Quello che chiediamo - conclude uno degli inquilini del civico 16 - è di poter esercitare il diritto di prelazione all’acquisto che la legge ci riconosce. Lo stesso diritto di cui invece hanno goduto gli abitanti dell’altro palazzo».

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