Roma - È un barracuda «Mister zaino vuoto»,licenzia la gente per mestiere, non tiene a niente e a nessuno e quando chi ha perso il lavoro gli chiede: «Chi cazzo è lei?», sorride con l'aria scaltra di George Clooney, ma dentro commenta: «Ottima domanda!». Al terzo giorno di festival, ecco un film che mette d’accordo un po’ tutti. Si tratta di Tra le nuvole (dal 15 gennaio 2010), commedia agrodolce di Jason Reitman, regista di Juno (discusso film antiabortista), che anche stavolta affronta un tema sociale d’ampia risonanza. La crisi, infatti, ha falcidiato, solo negli Usa, un milione di posti di lavoro, quest'anno, e Reitman offre l’occasione di riflettere su molteplici aspetti del non avere più un luogo dove andare a timbrare il cartellino. E quel che è interessante è che gli attori, chiamati a interpretare i trombati d’azienda, hanno vissuto in prima persona la traumatica esperienza di perdere lo stipendio via sms o videoconferenza. Per questo risultano convincenti, quando piangono davanti a un computer (negli Usa va di moda la seduta online di fine rapporto). «Io ho fatto molti lavori: vendevo polizze assicurative porta a porta, poi scarpe da donna, a un certo punto tagliavo il tabacco. E sono stato licenziato varie volte, però non avevo la responsabilità d’una famiglia da sostenere», dice George allegro, disponibile e vestito più o meno da montanaro, visto che è sceso da Sulmona, dove sta ultimando le riprese del suo thriller L’Americano. «Ho scelto di girare in Abruzzo non solo per dare lavoro alle maestranze locali, ma anche per tenere accesi i riflettori su un vero disastro. Per far uscire la gente dalle tendopoli c'è stato un grande impegno da parte del governo», osserva il divo, rimandando al mittente, col silenzio, due trappole: un giornalista straniero gli pone l’ennesima domanda sulla sua presunta omosessualità, sventolando un paio di slip arcobaleno, con la scritta «Bussie-bum» (sul retro), allusiva delle pratiche anali e un altro giornalista straniero gli chiede cosa ne pensi di Berlusconi. Curioso: la lobby anti-Cav e quella gay ai festival si scatenano in significativa sincronia. Da navigato uomo di mondo, invece, il premio Oscar Clooney sposta l’attenzione sul suo personaggio di carogna, pronta a ravvedersi in nome del sentimento. Non è bello, infatti, fare il centurione viaggiatore come lui, tra le nuvole perché il suo Mister Bingham si sposta in aereo da New York a Las Vegas, da Dallas a Miami e ovunque ci sia da tagliare teste con discorsi motivazionali veramente agghiaccianti. Il suo sogno? Raggiungere il massimo di miglia consentito per ottenere l’ennesima carta-premio, simbolo di status elitario (imperdibile il duetto tra lui e una collega «terminator», Vera Farmiga, pronti a eccitarsi a colpi di carte di credito).
Del resto, questo squalo di città in un anno passa 322 giorni in viaggio e 43, avvilito, a casa e guai a parlargli di moglie e figli, come osa la giovane ottimizzatrice (Anna Kendrick), che l’azienda gli mette alle costole. Con la collega più vecchia nasce un sentimento e al signor Bingham avere un copilota nella vita, non sembrerà più un’orrenda prospettiva. Peccato, però: lei non ci sta, perché è già sposata, con prole e niente lieto fine. «Il segreto di un buon film è la sceneggiatura: quando Jason è venuto a Como per farmi leggere il copione mi sono legato subito al personaggio: lo stesso mio aspetto fisico, stessa altezza, stessa compressione, perché passo molte ore in volo, per lavoro.
Io, però, non mi sento solo: sono continuamente circondato!», ride l’attore, produttore, sceneggiatore e regista, che pensa a due progetti. «Dirigerò un film su Guantanamo e una commedia: aspetto un buon copione», anticipa lui, tuttora fidanzato con Elisabetta Canalis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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