Chi non ricorda la leggenda metropolitana che girava negli anni’80? Si diceva che un noto miliardario si fosse rifatto il naso usurato dal troppo «sniffare». Quella diceria non troverà mai conferma perché un intervento del genere, se sei ricco, puoi farlo in cliniche private che assicurano alta discrezionalità.
Ma che succede ora che la cocaina è una droga alla portata di tutti? Semplice: i nasi da rifare sono tanti, sempre di più. E paga la mutua. Nei grandi centri di otorinolaringoiatria cresce il numero dei cocainomani che si presentano per farsi tappare un buchino, per evitare sanguinamenti fastidiosi o per rifarsi il setto nasale.
«Sì - ammette Giuseppe Spriano, presidente dell’associazione dei medici di otorinolaringoiatria ospedalieri -, ogni intervento chirurgico è sovvenzionato dal Servizio sanitario nazionale, e quelli legati all’uso della cocaina sono in grande aumento. Però non c’è l’obbligo di fare domande, noi non possiamo chiedere “scusi, ma lei fa uso di cocaina?”». Spriano stima che il fenomeno sia destinato a crescere a dismisura. «Il dilagare della tossicodipendenza peserà non poco sulle casse dello Stato tra qualche anno».
Si può già fare qualche stima su quanto ci costerà l’altrui sniffare. Si parte dai 90 milioni di euro attuali che potrebbero salire nel giro di pochi anni a 315. Il conto è presto fatto: sono 200mila i cocainomani che secondo l’Istituto superiore di sanità avrebbero bisogno di supporto dei Sert. Secondo uno studio, almeno il 10% degli utenti abituali subisce danni al setto nasale. A rivelarlo uno studio inglese, effettuato su un campione di 104 assuntori di «neve». Il gruppo è stato seguito per due anni e ben 11 di loro sono finiti all’ospedale con il setto nasale devastato. Vale a dire il 10,4% del totale. Dunque, le persone da sottoporre a intervento si possono stimare in 20mila. Moltiplicato per 4.500 euro, il prezzo medio (ma le punte sono anche di molto superiori) di un intervento in una struttura pubblica, il totale della spesa fa 90 milioni.
Ma secondo una recente stima dell’Osservatorio Prevo.Lab, il consumo di polvere bianca in Italia è in forte aumento. Entro tre anni, si prevedono 700mila cocainomani. Se queste stime sono esatte, la spesa per le esauste casse del servizio sanitario nazionale crescerebbe a 315 milioni.
Fatto l’intervento cancellato il problema? Macché. I pazienti non sono neppure pentiti. Nonostante le conseguenze devastanti sul proprio fisico nessuno dei cocainomani monitorati dallo studio sperimentale ha smesso di drogarsi. Perché lo fanno? L’analisi psicologica rispecchia il quadro della frenesia moderna. La maggioranza schiacciante (62 persone) sniffa per aumentare la propria resistenza fisica, per essere più brillante e socializzare di più. Altri 34 individui lo fanno per divertirsi di più, altri cinque per superare la timidezza, 2 per migliorare le performance sessuali e uno per bere più alcolici senza addormentarsi. Lo studio analizza il fenomeno, i medici contano i danni di pazienti spesso non collaborativi. Per loro la cocaina deve restare un segreto.
«In pochi confessano di essere coca-dipendenti - spiega Teore Ferri, direttore della struttura all’Ospedale maggiore di Parma - ma alla fine se la droga procura loro troppi danni e non respirano quasi più, sono costretti a presentarsi per farsi curare. E negli ultimi anni sono in continuo aumento». I pazienti con il naso lacerato dunque crescono di anno in anno. «Qui vediamo dei disastri - aggiunge Paolo Castelnuovo, della clinica universitaria dell’Insubria - ma non deve passare il messaggio che con un’operazione va tutto a posto. L’abuso di cocaina crea il suicidio collettivo delle cellule della mucosa nasale e se questi non smettono dopo l’operazione la situazione peggiora».
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