Franco Crosiglia
«Il cittadino che non si occupa della cosa pubblica, della polis, non solo è un cittadino ozioso, ma anche inutile», spiega, citando Tucidide, la professoressa Maria Elena Dagnino. E proprio l'interesse per «la sua polis» ha spinto l'insegnante in pensione - quarant'anni passati a insegnare latino al liceo scientifico Lanfranconi di Voltri - a candidarsi alla poltrona di sindaco di Cogoleto nella competizione elettorale del prossimo 28 maggio. Una competizione difficile nella quale gli stessi elettori della Casa delle libertà rischiano di dividersi tra la lista della signora Dagnino, «Tutti per Cogoleto», appoggiata da tutti i partiti di centrodestra e la lista di sole donne del consigliere uscente di Forza Italia Amelia Ravenna, «Forza Cogoleto» (gli altri due candidati sono l'attuale sindaco Attilio Zanetti con la lista di centrosinistra «Insieme per Cogoleto» e Mario Casarino con «Cogoleto 2006»). «Una divisione che rischia di riconsegnare la cittadina in mano al centrosinistra proprio nel momento in cui l'amministrazione uscente mostra segni di difficoltà», accusa Giovanni Siri, coordinatore comunale di Fi e membro della squadra della signora Dagnino. Il riferimento di Siri è alle divisioni e alle crescenti conflittualità dell'attuale amministrazione di Attilio Zanetti. Conflittualità evidenziate dalla fuoriuscita dalla squadra di Zanetti degli assessori Santino Bruzzone, Gianni Bianchini, Aldo Grasso, oltre al vice sindaco Vittorio Obinu e Mauro Tavelli (che ha lasciato per seguire altri impegni istituzionali). Naturalmente non sono mancate pressioni da più parti per spingere Amalia Ravenna a ritirare la propria lista. «Ma alla fine hanno vinto i personalismi e la smania di protagonismo», si lascia andare Lorenzo Zunino, coordinatore provinciale di Forza Italia, che ci tiene a specificare che «l'unica lista appoggiata da Forza Italia e dagli altri partiti della Cdl è la lista della professoressa Dagnino».
Quest'ultima, intanto, martedì ha presentato ufficialmente programma e squadra. Un programma impegnativo perché «nei prossimi anni si dovranno fare scelte che decideranno il futuro della località per i prossimi cento». Il riferimento della signora Dagnino è al destino delle aree dimesse delle ex fabbriche Tubi Ghisa e Stoppani, senza contare l'intera collina sulla quale si estendeva l'ospedale psichiatrico. Territori enormi che dovranno essere riprogettati col nuovo Puc (piano urbanistico comunale). Territori da tempo al centro di polemiche in consiglio comunale (insieme al progetto di maricoltura che però il sindaco negli ultimi giorni ha ufficialmente dichiarato di voler abbandonare), con l'opposizione che ha più volte denunciato il rischio di una cementificazione selvaggia «come è successo con la realizzazione della nuova Coop e dei sette palazzi in costruzione nell'area dell'ex fabbrica Bianchi. Costruzioni per lo più destinate a seconde case che fanno lievitare i costi degli appartamenti senza creare ricchezza o lavoro per i residenti».
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