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Coincidenze: il compagno Marino visita il carcere dei persecutori

RomaTra i tre candidati alla guida del Pd il più inflessibile nei confronti del governatore del Lazio Piero Marrazzo è stato senz’altro Ignazio Marino. Sì, certo, nelle prime ore successive alla bufera la solidarietà al presidente invischiato nel transgate, è stata d’obbligo. Poi, però, la valutazione dei vertici del partito, ma soprattutto quella di Marino, è cambiata: meglio voltare pagina e in fretta. L’autosospensione di Marrazzo è stata applaudita con maggior fragore proprio dal candidato medico-chirurgo che adesso spera il colpo di bisturi arrivi quanto prima. Proprio il laicissimo Marino, l’alfiere dei diritti gay, lesbo, trans, ieri non è andato per il sottile: «Credo che queste dimissioni siano state annunciate con un percorso che io spero si completi nelle prossime ore, nei prossimi giorni, in modo che non ci sia confusione tra la vita privata di Marrazzo e il ruolo di presidente di un’importante Regione».
Posizione unitaria di tutti i candidati alla segreteria, si affrettava a precisare lo stesso Marino. Quest’ultimo, tuttavia, a differenza di Bersani e Franceschini, ieri era proprio a Regina Coeli, carcere romano dove sono iniziati gli interrogatori dei quattro carabinieri arrestati con l’accusa di aver ricattato il presidente della Regione Lazio. Solo una coincidenza? Dal suo entourage giurano di sì. Dicono che quella visita era già stata concordata da tempo e riguardava una serie di incontri con alcuni detenuti per «una valutazione della realtà carceraria romana».
Proprio Marino, tra i tre contendenti alla guida del partito, sembra quello che più guarda al post Marrazzo: «Appare evidente che noi non siamo per nomi nuovi, siamo per le primarie: i cittadini devono indicare il nome nuovo. È finito e deve finire il tempo in cui le segreterie nominano il candidato». Insomma, Marrazzo per lui è già passato, bruciato, fatto fuori. Molto più cauto, invece, Bersani, secondo cui sull’ipotesi di ricandidatura di Marrazzo alle regionali di marzo è stato molto vago: «Non ne abbiamo mai parlato». In serata, invece, è trapelato che pure Franceschini sia non poco irritato per l’autosospensione di Marrazzo, preferendo di gran lunga le dimissioni secche del governatore. Nel partito, comunque, tutti gli sforzi sono tesi a prendere decisioni condivise.

Una nota dei democratici ripeteva che «il segretario è in contatto continuo con Pierluigi Bersani e Ignazio Marino e che i tre candidati alla segreteria hanno concordato che ogni scelta del partito, in riferimento alla vicenda Marrazzo, sarà condivisa fra di loro d’intesa con il partito e il gruppo consiliare regionale».

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