Dal Colle schiaffo al premier: «Evitato un danno all’erario»

Il Quirinale aveva preteso la cancellazione del comma: «È stato toccato il limite»

da Roma

Prima il decreto, poi la firma e dopo ancora lo schiaffo. Prima l’«abrogazione» in Consiglio dei ministri della legge sui reati contabili, e dopo, soltanto dopo, il via libera del Quirinale alla Finanziaria. E infine, nero su bianco, le gocce di veleno: così, scrivono dal Colle, abbiamo «evitato un danno per l’erario». Dunque, come si dice in questi casi, pagare moneta e vedere cammello: per licenziare la manovra, Giorgio Napolitano ha aspettato che Romano Prodi mantenesse la sua promessa e cancellasse il contestato comma 1343, quello che riduce i termini di prescrizione nei casi di responsabilità amministrativa. E quando ha ricevuto il decreto, ha accompagnato la sigla alla Finanziaria con una nota altamente corrosiva.
«Questo pomeriggio - si legge nel comunicato - è stato sottoposto al presidente della Repubblica il decreto-legge che abroga il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa. Il capo dello Stato ha quindi promulgato la legge finanziaria e il bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2007 e per il triennio 2007-2009 ed ha successivamente emanato il decreto-legge. La norma abrogata, pertanto, non entrerà in vigore con la legge finanziaria, evitandosi in tal modo qualsiasi ipotesi di danno per l'erario». La norma che cancellava i reati contabili non era quindi soltanto pessima dal punto di vista etico e politico, ma anche senza la necessaria copertura finanziaria.
Napolitano è «molto soddisfatto». Dopo dieci giorni di polemiche la questione, almeno sotto il profilo protocollare, si è chiusa come lui aveva preteso in un faccia a faccia con Prodi: con una chiara retromarcia del governo prima del disco verde alla Finanziaria. Caro Romano, aveva spiegato al Professore, quel comma non solo deve sparire, ma non deve proprio entrare in vigore, nemmeno per mezza giornata. Qualche giorno più tardi, durante la cerimonia dello scambio di auguri con le alte magistrature dello Stato, il presidente era tornato alla carica criticando pubblicamente il governo sulla legge di bilancio: «Un testo abnorme. La fiducia e l’articolo unico mostrano come si sia toccato il limite nella prassi legislativa».
Dopo questa bacchettata, Prodi ha deciso di seguire il «percorso concordato» con il presidente. Alla prima occasione utile dopo le feste di Natale, la cancellazione della legge è finita all’ordine del giorno di Palazzo Chigi. Per non ridiscutere in Parlamento tutta la manovra, il Consiglio dei ministri ha dovuto preparare un decreto, approvarlo e girarlo rapidamente al Quirinale. Intanto sul Colle il malloppo di quattro chili di carte con dentro il comma 1343 ingombrava gli uffici legislativi, in attesa della firma del presidente. Che è arrivata subito, appena è arrivato anche il decreto.
Chiusa questa pratica, Napolitano può dedicarsi alle ultime limature del suo primo messaggio di Capodanno.

Parlerà, a quanto pare, per 20-25 minuti e pronuncerà un discorso dal tono «colloquiale». Temi, la fiducia nelle istituzioni, la situazione economica, il rispetto reciproco tra i poli, la nascita di una democrazia matura dell’alternanza.

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