(...) avrebbero dovuto essere dei veri e propri centri di vita cittadina, cioè luoghi dove tutta la città, e non solo quelli direttamente interessati alla vita accademica, avrebbe dovuto trovare punti di riferimento.
Il problema di cui si occupa il Giornale nellarticolo di Pietro Vernizzi può essere unoccasione per mettersi su questa strada. Si tratta di cinquantamila (un esercito) studenti fuori sede che non hanno dove abitare e spesso si trovano nelle mani di quelli che potremmo chiamare «affittacamere-strozzini». Cinquecento euro al mese - in nero - per una stanza da due metri per uno e mezzo. Un buco.
Non che questo succeda solo a Milano e neanche si può dire che a Milano, in questo campo, non si sia fatto niente. Molte migliaia di posti sono nei progetti del Comune di Milano e della Regione.
Certamente laspetto quantitativo è fondamentale: occorre rispondere e in fretta a questa domanda costruendo o mettendo a disposizione alloggi per gli studenti.
Ma sarebbe sbagliato fare solo questo perché Milano perderebbe unoccasione importante. Quella di fare di questi alloggi e pensionati dei veri e propri college che non siano, quindi, solo dei dormitori ma dei veri e propri centri di ricerca, aperti verso la città. Pensate solamente a cosa vorrebbe dire inserire ambienti di questo tipo nei nuovi insediamenti urbani come ad esempio quello nellex Fiera.
Spesso i progettisti e anche le istituzioni si interrogano sul come rendere vivi i nuovi insediamenti al pari dei quartieri che hanno storia. Questa potrebbe essere unoccasione per non creare strani alambicchi sociali che non portano a nulla.
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