Il 21 dicembre 2012 è stata profetizzata «l'apocalisse Maya» che da sinistra si sogna contro Berlusconi, ma se non ci riescono, la XVI legislatura repubblicana - scadenza naturale nel 2013 - colmerà la lacuna della Costituzione che non afferma quale sia la lingua nazionale. Delle proposte di legge costituzionale presentate nelle ultime quattro legislature, tre le iniziative riproposte a firma di Angela Napoli, Ignazio La Russa, Roberto Zaccaria. Sull'argomento tredici pagine del professor Paolo Armaroli, gustose più di un romanzo per la vivacità del dibattito: La lingua italiana questa sconosciuta, «Percorsi costituzionali», n.2/3-2008.
Armaroli non entra in merito ai lavori preparatori della disposizione costituzionale ma ci fa focalizzare sul perché i Padri costituenti fecero scena muta. Solo due articoli riguardano la lingua, il 3 che sancisce «L'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua...», il 6 che «tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Questa eccezione non segue una regola premessa: l'italiano dichiarato come lingua ufficiale.
Perché il silenzio a differenza delle altre Costituzioni europee? Risposta plausibile: «Dopo il ventennio fascista (nazionalista) e la disfatta bellica, si preferì peccare d'omissione», ma nel dibattito parlamentare le ideologie si sono scatenate. E la lingua appare una questione attuale.
La comunista dilibertiana Katia Bellillo ha detto (e spiace ripeterlo in quanto la sciocchezza non è da divulgare): «Perché ora (il 2000) a cinquant'anni dalla Costituzione, ci si preoccupa di sancire con una riforma della Carta fondamentale dello Stato l'ufficialità esclusiva della lingua italiana? Per affermare un nazionalismo di ritorno... È un pretesto politico per conculcare i diritti alla diversità presenti come principi fondamentali negli articoli 3 e 6 della Costituzione». Più sensato l'algerino ulivista Khaled Fouad Allam: «Avremo bisogno di nuovi strumenti d'integrazione e la lingua italiana, la lingua nazionale, costituisce un enorme strumento d'integrazione».
Nelle preziose pagine di Armaroli anche una radiografia sulla lingua italiana imbastardita dagli «Ok, budget, weekend, social cards, no Cav days»; senza contare i vezzi di Veltroni: «I care» (mi prendo cura), «we can» (se po' fa, in romanesco). Anche la radiografia del linguista Tullio De Mauro: «Più di 2milioni d'italiani sono analfabeti, 15 semianalfabeti, altri 15 a rischio di ritorno».
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