Collina detta il decalogo dell’arbitro perfetto. Dall’Inghilterra

E bravo Collina che ha scelto il Sun, il quotidiano inglese più diffuso fra il pubblico di basso livello culturale, per dettare una specie di decalogo ai giocatori impegnati nel Mondiale. L’ha fatto in un articolo dal titolo emblematico, «Come non farsi espellere», scritto in prima persona. Da quelle parti non lo sanno. Ma con questa «summa teologica» il nostro designatore ha interrotto un suo personalissimo silenzio stampa, in Italia è uscito allo scoperto solo per spiegare che un portiere non può essere minimamente ostacolato quando rinvia il pallone. Ma non c’è da sorprendersi di questa scelta. In Inghilterra è popolarissimo. Nel 2004 ebbe addirittura la possibilità di proseguire la carriera nella Premier League. E poi un pizzico di esterofilia può solo giovare al nostro designatore che aspira a guidare in un prossimo futuro la commissione arbitrale della Fifa.
Nel suo articolo Collina ha ripetuto quanto aveva consigliato agli azzurri nel corso di una visita al Sestriere in compagnia di Rosetti. Volete evitare i cartellini? Allora fate attenzione agli interventi in scivolata, specie da dietro, e alle trattenute che in area significano rigore; non alzate il gomito nel gioco aereo, per un fallo simile De Rossi si beccò 4 turni di squalifica nel mondiale tedesco; guardatevi bene dal richiedere l’ammonizione di un avversario; lasciate al capitano il compito di parlare con l’arbitro; battete i rigori senza bloccare la rincorsa; abbiate rispetto per tutti e quattro gli ufficiali di gara. Su questo punto è stato chiarissimo: «Sarà subito cartellino rosso se un giocatore insulta un arbitro». Peccato che in Italia, dove lui la fa da padrone, le cose vadano diversamente. Pochi i calciatori ammoniti o espulsi per una gomitata in fase di gioco, sordi molti fischietti ai «vaffa», vibranti le proteste in caso di espulsione o rigore. Giusto il contrario di ciò che ha predicato sul Sun.
A proposito di parolacce. Collina ha smentito che gli arbitri di Sudafrica 2010 abbiano seguito un corso intensivo in diverse lingue per capire gli insulti dei calciatori: «Se ne rendono conto guardando la faccia del giocatore. E poi non hanno il tempo materiale per frequentare corsi di questo tipo perché devono preparare le partite». Come? «Studiando le tattiche delle due squadre. Il direttore di gara deve sapere, ad esempio, se una formazione fa il fuorigioco al limite dell’area o più avanti. E, in base a queste conoscenze, si posiziona sul campo». Quello che lui faceva da arbitro.

Alla vigilia della finale del Mondiale nippo-coreano passò ore e ore davanti al videoregistratore per vedere e rivedere il comportamento di Brasile e Germania. Il Sun lo definisce «leggendario». Lo sarebbe davvero se fosse più coerente con se stesso anche nel ruolo che ricopre in Italia.

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