«Colpa solo di piloti e sindacati se salta il salvataggio di Alitalia»

«Non ci sono diminuzioni di stipendio, ai dipendenti si chiede maggior produttività»

«Colpa solo di piloti e sindacati se salta il salvataggio di Alitalia»

da Roma

«È il momento di chiedere senso di responsabilità a tutti quelli che indugiano e sembrano non sapere che l’ipotesi alternativa è il fallimento, 20mila posti di lavoro in meno». Lo scenario della vertenza Alitalia, Silvio Berlusconi lo disegna senza troppi giri di parole.
Negli studi di via Teulada sono quasi le otto di sera mentre si registra Porta a Porta e proprio in quegli stessi minuti a Palazzo Chigi continuano a susseguirsi incontri su incontri. Insomma, la vertenza non è affatto chiusa e il premier decide di dare un segnale piuttosto chiaro soprattutto all’Anpac, il sindacato dei piloti. Ce n’è anche per la Cgil e per il «suo capo» (Guglielmo Epifani) che, dice il Cavaliere, «in diverse fasi della trattativa» ha fatto «interventi che parevano influenzati dalla politica». E proprio nei confronti dell’opposizione Berlusconi usa toni niente affatto teneri. «Per il dialogo serve un’altra generazione di sinistra. Questa - attacca - mi fa cadere le braccia perché sembra che siano felici che questi problemi non vadano a soluzione. Insomma, hanno scelto la politica del tanto peggio tanto meglio». Il riferimento è alle recriminazioni sulla trattativa Air France che è saltata a inizio anno, con in carica il governo Prodi. Ma, ribadisce il premier, «sono loro che hanno detto di no» ed è dunque «inutile polemizzare». Eppoi, aggiunge, «questo piano industriale prevede 3.250 esuberi, la metà di quelli che ci sarebbero stati con Air France».
Per il presidente del Consiglio, insomma, «strade alternative non ce ne sono». Il governo, spiega, «ha fatto ciò che aveva promesso» e «ha trovato 16 imprenditori che hanno investito un miliardo di euro e messo a punto un piano industriale in modo tale che la compagnia possa operare in attivo». Gli industriali impegnati nella cordata, fa poi sapere, «ove fosse necessario, si apprestano a un’ulteriore immissione di capitale». Inoltre «non ci saranno diminuzioni di stipendio, ai dipendenti si chiede solo una maggior produttività». Per quanto riguarda gli scenari futuri, invece, il Cavaliere immagina per «la nuova Alitalia» anche «alleanze con compagnie internazionali». «Pensando al destino di Malpensa - spiega - noi guardiamo a Lufthansa. Tutte le compagnie straniere interessate avranno comunque un capitale di minoranza». Nel nuovo statuto, infatti, si prevede che la posizione di maggioranza per i prossimi cinque anni debba essere ricoperta dagli attuali soci e, comunque, anche dopo questi cinque anni, eventuali cambi dovranno essere approvati con una maggioranza del 66%. Insomma, «l’italianità della compagnia mi pare sia garantita». Ora il punto resta solo «chiudere la trattativa». «Il fallimento è una questione di giorni, qualcuno pensa addirittura di ore. Mi auguro - è l’auspicio di Berlusconi - che si trovi un accordo nel più breve tempo possibile».
Non solo di Alitalia si parla nella prima puntata di Porta a Porta dopo la pausa estiva. Domanda d’obbligo sul fallimento della banca d’affari statunitense Lehman Brothers e sul lunedì nero delle Borse mondiali. «In Italia - risponde il premier - non può succedere la stessa cosa: gli italiani non sono come gli americani e non spendono più di quanto hanno. Sono prudenti e risparmiatori». «Da noi - aggiunge -, a differenza di quanto accade negli Usa, gli immobili non hanno perso il loro valore. E gli italiani, nella stragrande maggioranza, sono proprietari di case». Che l’economia mondiale sia in un periodo di recessione, però, non è un mistero. E quanto durerà «nessuno lo sa dire». Però, la crisi «non toccherà i risparmiatori, ma chi interviene sui titoli a fine speculativo». Insomma, «i risparmiatori devono tenersi i titoli e aspettare che tornino al loro valore attuale». E, sempre in tema di stabilità del sistema finanziario italiano, Berlusconi affronta la questione Telecom che da mesi vive in una fase di stallo. «Credo che sia importante - spiega il Cavaliere - che Telecom resti in mani italiane».
Si affronta anche il capitolo federalismo. E Berlusconi ha parole di apprezzamento per Umberto Bossi («tra noi una amicizia fraterna») che «alla fine ha sempre buon senso». «Ci vorrà un po’ di pazienza», magari «due anni» per i decreti attuativi, ma «grazie al federalismo sarà possibile ridurre l’evasione fiscale e abbassare le tasse». Per quanto riguarda le polemiche sull’omicidio del giovane italiano di colore a Milano, invece, esclude la matrice razziale. «Ho parlato con i responsabili del ministero dell’Interno e sono convinti che il razzismo non c’entri niente».
Sul fronte immigrazione, invece, l’accordo con Tripoli prevede un controllo italiano delle coste libiche e «presto verranno inviate sei nostre motovedette». Breve accenno anche alla polemica sul fascismo. Ma, dice il premier, «in questa discussione non voglio entrare» perché «sono abituato a guardare avanti e non mi attardo in questi problemi che non mi toccano». Mentre la riforma della scuola la difende a spada tratta perché quelle contro il ministro Gelmini «sono manifestazioni organizzate da minoranze». Il Cavaliere, invece, si dilunga sulla necessità di tornare al nucleare, tema che la scorsa settimana è stato al centro del bilaterale a Downing Street con il premier britannico Gordon Brown. «Credo che entro la fine di questa legislatura - spiega - avremo delle centrali nel nostro Paese.

Ciò non vuol dire che rinunceremo alle fonti alternative, ma, visto il loro maggiore know how nel settore, siamo già al lavoro con francesi e inglesi». Infine, un voto al governo. «Penso che la lode - chiosa - sia una cosa possibile. Sa, io sono autoironico».

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