nostro inviato a New York
John McCain non ha fatto in tempo a scansarsi. Preso: lo schizzo di fango è arrivato a macchiare la giacca blu. Storia classica, storia da tabloid che invece finisce sulla prima pagina del New York Times: un'altra donna nella sua vita, una relazione segreta, la politica, l'amore, le corna, il sesso. Lei bionda e giovane, lui bianco e maturo. Però di più: lei una lobbista, una di quelle che curano affari di privati nel pubblico. Una lobbista per nome e conto di compagnie di telecomunicazioni, mentre McCain era il presidente della commissione che al Senato si occupava proprio di questo. Allora conflitto di interesse, inciuci, scaldaletti, aiuti. Ipotesi e dicerie. È il primo vero gioco sporco della campagna elettorale.
C'è stato altro: la cocaina e le sigarette di Obama, la moglie pestifera di Giuliani, il film anti-mormone contro Romney, le immagini di Bill Clinton che dorme. Piccole cose. Piccole rispetto a questo, perché qui c'è di mezzo il sesso e allora cambia tutto.
Qualche settimana fa, il Times aveva deciso di appoggiare pubblicamente McCain, 71 anni, nelle primarie repubblicane. «Il più presentabile tra i conservatori». Ora che il senatore dell'Arizona ha la nomination praticamente certa è l'avversario dei democratici, ovvero quelli che restano sempre e comunque i preferiti del Times. E va bene che qui ti dicono che l'endorsement appartiene ai commenti, mentre queste storie fanno parte della cronaca. Va bene anche che la stessa serie di articoli che adesso colpisce McCain ha già tentato di far male a tutti gli altri candidati.
Però la presunta storia tra il candidato repubblicano e la signorina Vicki Iseman, oggi quarantenne, sembra proprio un pettegolezzo politico infiocchettato alla grande. Documentato, preciso, completo. Perfetto: l'avvenente arrivista che seduce il senatore anziano per avere quello che vuole. Ma chi parla? Perché? Dove sono le fonti? Ecco, sono anonime.
Si dice, quindi. Si riporta. Storie di qualche tempo fa. Si racconta del trambusto nello staff del senatore: convinti che il rapporto con la Iseman fosse diventato di tipo sentimentale, alcuni dei più stretti collaboratori di McCain erano intervenuti invitando la donna discretamente ad allontanarsi e anche affrontando spesso lo stesso McCain sull'argomento. Era il 1999. Era la vigilia della campagna elettorale per le primarie repubblicane che avrebbero scelto il rivale di Al Gore per la presidenza. McCain ci credeva: aveva deciso di candidarsi e sfidare George W. Bush.
Si parla di voli privati, di situazioni romantiche: il senatore e la bionda prima amici e poi qualcosa di più. Il New York Times affonda là dove il candidato repubblicano sa di essere debole: quante volte ha detto di aver avuto un passato da latin lover? Parecchie. Forse troppe. Quando era un giovane militare arrivò in Florida per l'addestramento prima della partenza verso il Vietnam. Si lanciò in una intensa relazione con la spogliarellista Marie the Flame of Florida. Sposò poi una modella, Carol Shepp, che divorziò da lui quando era quarantenne perché stufa dei continui tradimenti. «Ero egoista e immaturo», dice sempre McCain che un mese dopo il divorzio si sposò di nuovo, stavolta con Cindy Hensley, ricca figlia di un magnate della birra dell'Arizona e oggi aspirante First Lady.
Cindy che ha avuto una vita piena di psicofarmaci e che ora sorride sempre dalla destra di John alla fine di ogni comizio. Anche ieri in Ohio, dove il senatore ha risposto alle indiscrezioni su di lui, la signorina bionda, i soldi e i presunti aiuti. Anzi è stata la moglie la prima a parlare: «Mi fido di mio marito, sono molto delusa dal New York Times». Poi è arrivato lui, John. Ha parlato di amicizia e basta. Niente sesso, niente amore. C'era Vicki, perché fa parte del mondo di Washington. C'era, ma non era poi così speciale. Mentre McCain parlava al pubblico, il suo avvocato Bob Bennet era in tv: «Abbiamo dato al New York Times una decina di prove che dimostrano che McCain si oppose a iniziative legislative richieste dalla lobby della Iseman.
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