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Colpo grosso nella gioielleria: banda del buco svaligia Damiani

Una rapina da togliere il fiato per l’organizzazione, i banditi erano informati di ogni dettaglio, la freddezza, niente armi o violenza, ma soprattutto il bottino. I «Quattro uomini d’oro», ma in questo caso anche di platino e di pietre preziose, sono fuggiti da Casa Damiani con gioielli per «milioni di euro», per altro coperti da assicurazione. I quattro malviventi infatti hanno pianificato ed eseguito un assalto come nel film «I sette uomini d’oro» che racconta il furto portato a termine senza botte o spari nel caveau di una banca, raggiunto buttando giù un muro.
Un’azione fotocopia a partire proprio dal «buco». I banditi sono passati attraverso l’edificio di corso Magenta 80, attiguo alla Casa Damiani, appunto all’82. Hanno approfittato del via vai degli operai impegnati nella ristrutturazione delle facciate per infilarsi nelle cantine sotterranee. Hanno individuato quella di Salvatore Taras, 61 anni, forato una parete spessa quasi un metro. Un lavoro fatto in tutta tranquillità perché Taras, particolare sicuramente noto ai banditi, ha trascorso negli Stati Uniti gli ultimi 20 giorni. Giusto il tempo per bucare il muro, lasciando solo un leggero diaframma da abbattere all’ultimo momento. I rapinatori hanno raggiunto palazzo Damiani, sbucando in un passaggio all’aperto che porta a una scala di servizio. Saliti i gradini sono arrivati direttamente alla «Maison» al primo piano.
Una faticaccia certo, ma necessaria per evitare le tre telecamere poste all’ingresso del civico 82, protetto da un vetro blindato. Giunti alla porta della gioielleria alle 10, i malviventi hanno indossato le pettorine della Finanza e si sono fatti aprire senza destare sospetti. Erano infatti perfettamente in ordine: non si erano sporcati attraversando l’apertura nel muro della cantina perché avevano avuto l’accortezza di stendervi sopra un lenzuolo. Una volta all’interno hanno bloccato il direttore, tre impiegate, il cameriere addetto al buffet e la donna delle pulizie. La Damiani ieri mattina avrebbe offerto un aperitivo ai clienti più importanti per mostrare la nuova collezione.
Il resto è quasi routine. Dopo il classico «Questa è una rapina, state buoni e non succederà nulla» hanno ordinato a tutti di «Tenere gli occhi bassi e non guardare nessuno in faccia». Un bandito ha costretto un’impiegata ad aprire il caveau mentre i complici tenevano a bada gli altri ostaggi. La donna ha aperto con la combinazione la porta che immette in una stanza blindata di due metri per tre, il rapinatore ha vuotato gli espositori riempiendo dei contenitori neri: forse borsoni, forse sacchi della spazzatura, i testimoni non ricordano bene.

Fatto razzia, i balordi hanno legato con strisce di plastica da elettricista polsi e caviglie delle vittime, chiuse poi in bagno. Infine la fuga, ripercorrendo a ritroso lo stesso percorso. Dopo pochi istanti, uno degli impiegati riesce a liberarsi e a chiamare la Questura. Sono le 10.52, il colpo è durato in tutto 45 minuti.

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