Com’è macho la donna alla moda

Dallo stilista olandese Dries Van Noten agli spagnoli di Balenciaga: a Parigi i grandi marchi riscoprono il fascino del guardaroba di lui adattato con grazia alle forme di lei. Ma senza perdere niente in femminilità

Com’è macho la donna alla moda

Parigi - «Ho pensato a una donna bella, intelligente e decisa, con una certa maturità che non ha nulla a che vedere con l'età», spiega Dries Van Noten dopo aver fatto sfilare una stupenda collezione per la prossima estate in cui lei gioca con il guardaroba di lui senza per altro perdere un'oncia di femminilità.

Il bravissimo stilista di Anversa ha infatti utilizzato le tinte più delicate in degradè sui classici capi da uomo volutamente più grandi del dovuto. La camicia diventa quindi un vestito corto, il blazer si trasforma in un soprabito e nei pantaloni le modelle sembrano navigare anche se poi sopra hanno sottili tuniche di seta stampate a fiori, magnifiche bluse a chimono con lo stesso motivo ornamentale oppure evanescenti bluse-poncho che ristabiliscono le proporzioni. «Tecnica e colori vengono dal lavoro di Jef Verheyn, un artista belga che ha lavorato con Lucio Fontana», conclude Van Noten che in questi giorni ha appena aperto la sua prima boutique da uomo a Parigi.

«Ho sempre amato vestirmi con qualche capo maschile, soprattutto le camicie», dice Delfina Delettrez Fendi, figlia di Silvia Venturini Fendi (direttore creativo degli accessori del brand romano), stilista a sua volta per una linea di gioielli a dir poco fantastici. Da questa passione del tutto legittima, questa stupenda ragazza formato mignon ha preso l’idea per una stupenda collezione di colletti e polsini trasformati in collier e bracciali d'oro bianco, argento, pietre preziose e perle.

Insomma sulle rive della Senna soffia il vento dello stile androgino per la prossima estate, un deja vu degli anni Ottanta come l'estetica punk riveduta e corretta che si è vista sulle passerelle di Balenciaga e di Balmain.

Nicholas Guesquiére, talentuoso designer della griffe di origine spagnola oggi controllata dal Gruppo Gucci ha messo le borchie perfino sulle suole delle scarpe seminando costernazione e panico tra gli inservienti dell'hotel Crillon per via dei preziosi parquet. Anche Christophe Decarnin, talentuoso designer di Balmain ha ripreso a piene mani (e per lui non è la prima volta) da quell'universo semantico fatto di spille da balia e borchie chiodate applicate sui giubbotti, di bandiere americane strappate e poi cucite sulle Tshirt rigorosamente strappate, di minigonne o minishort con calze a rete: il tipico fascino mal lavato di complessi musicali come i Sex Pistols. La loro bellissima versione di My Way alternata all'originale cantata da Frank Sinatra, ha fatto da colonna sonora a uno show che non era nulla di speciale.

Molto diverso e sicuramente più educato il mondo di riferimento del bravo Marco Zanini, giovane stilista italo-svedese che da qualche stagione disegna con gusto uno storico marchio francese come Rochas. «Ho cercato di tradurre in moda il senso del pudore, la riservatezza e la compostezza delle svedesi», ha detto nel backstage giurando e forse spergiurando di non essersi ispirato a sua madre ma a donne di rara intensità come Ingrid Bergman e Liv Ulmann.
Inevitabile pensare che bisogna essere altrettanto belle per indossare senza crisi depressive un punitivo abito a grembiule con tanto di foularino da contadinella in testa.

Ma gli abiti da sera in sbieco scostati dal corpo, i completi tipo pijama in seta stampata e tutti gli accessori

erano bellissimi. Disastroso il debutto di Zac Posen sulle passerelle parigine con una collezione dedicata a: «Donne che si sono fatte da sé - dice il simpatico stilista americano - che amano il cibo, gli amici e il sesso».

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