nostro inviato a Rio de Janeiro
Un giorno, chissà, qualche studioso degli anni di piombo potrebbe ritenere utile interessarsi al ruolo esercitato dal Comitéde Assistencia aos Refugiados Politico, il cui acronimo «Carp» sott’intende all’organizzazione che da sempre offre appoggio legale, logistico, assistenziale, ai nostri terroristi rossi latitanti in Brasile. O meglio, potrebbe avere la necessità di curiosare sul segreto mondo che ruota attorno a questa rappresentanza di sostegno ai rifugiati nota per i suoi successi politici ottenuti grazie alle forti entrature nel sistema di potere di Lula, ai referenti locali del centrosinistra italiano, ad appoggi mediatici trasversali, a collegamenti decennali con le centrali legali del cosiddetto «Soccorso rosso». E al di là degli incipit dei suoi tipici comunicati a tutela del terrorista di turno arrestato sulla spiaggia di Ipanema o negli anfratti della foresta amazzonica («Ancora una volta lamentiamo l’attitudine revanscista e persecutoria delle autoritá italiane, impegnate in un’ennesima ed inutile caccia alle streghe…») il comitato, o quanti a esso fanno riferimento, riesce sempre a vincere le sue battaglie per la liberazione immediata delle primule rosse e la loro non estradizione in patria.
È capitato con Luciano Pessina e Antonio Mancini, che dal Carp sono stati difesi e del Carp son poi diventati testimonial. È capitato con il mostro di Primavalle, Achille Lollo. É capitato con Pasquale Valitutti, l’anarchico testimone del caso Calabresi, acciuffato il 15 luglio ’93 a Curitiba. La «rete» collaborazionista già installata tra Rio e San Paolo ha funzionato alla grande anche allora, due anni dopo, quando il Brasile negò l’estradizione del condannato Valitutti inseguito da una condanna per il tentato sequestro dell’armatore livornese Tito Neri. Valitutti aveva precedenti per partecipazione a banda armata con la sigla eversiva Azione rivoluzionaria. Non c’è traccia di un interessamento ufficiale per il fuggiasco Carlo Pagani, ex Autonomia operaia, oggi professore di restauro a Petropolis, nonostante la collaudata amicizia con la vera anima del «Carp», il ciociaro di Ceprano, Arduino Monti che convinse lui e il ristoratore di Prima Linea, Luciano Pessina, a seguirlo nell’impresa elettorale al Comites della lista Viva L’Italia cui era interessato anche il Pot Op Achille Lollo, lista appoggiata ufficialmente dall’Ulivo di Prodi. Il compagno Arduino, vicino a Rifondazione, è personaggio conosciutissimo da queste parti, e non solo per la doppia presidenza al Comites di Rio de Janeiro. Le sue esperienze giovanili in Francia, al fianco di quel Toni Negri che insieme all’ex fuoriuscito per banda armata Elicio Pantaleo, ci metterà personalmente la faccia nell’appello sottoscritto da Arduino per liberare l’ex fedelissimo Mancini, lo portano a imbattersi nei latitanti di mezzo mondo riparati oltralpe, specie sudamericani. Un bel giorno si trasferisce in Brasile, e diventa il faro dei naufraghi dell’estremismo sinistro. Col tempo sposa la politica di Lula. Fonda il Forum Democratico, rivista patinata diretta da Andrea Lanzi, segretario del circolo carioca del Pd di Bersani. È di casa all’istituto di cultura.
Su Battisti la posizione di Monti è quella solita del Carp: il 16 gennaio 2009 invoca un’amnistia e la fine della persecuzione dei rifugiati alimentata dall’uso politico del dolore dei familiari delle vittime. A poche ore dall’arresto del militante-scrittore dei Proletari armati per il comunismo, parliamo di marzo 2007, il presidente del Carp esterna così il suo disappunto: «È la dimostrazione dell’incapacità della giustizia italiana di essere al di sopra delle parti e non di essere una mera vendetta». Sempre a nome del Carp, i rifugiati Mancini e Pessina sfruttano Battisti per cavalcare la grazia indiscriminata e rimuginare partigianamente sugli anni di piombo: «L'Italia è un Paese che, durante molti anni, ha portato avanti una vera campagna di odio, usando le giuste sofferenze dei famigliari delle vittime, ma sempre dalla parte delle vittime di destra, dei fascisti. Mai dalla parte delle vittime, e ce ne sono tante, di sinistra, le vittime dei fascisti». Difficile calcolare quanti reduci del partito armato siano transitati nel Paese, se e quanti siamo stati (o sono) in contatto con esponenti del Carp. Per questi lidi, secondo l’Antiterrorismo italiano, sarebbero comunque transitati due personaggi della colonna brigatista Walter Alasia, esuli francesi vicini al centro Hyperion, un militante romano delle Ucc, poi Germano Allevi del «gruppo rapinatori» di Prima Linea e Giuseppe Landi dato per ex delle Formazioni comuniste combattenti. Solo tante chiacchiere e nessun riscontro ufficiale, invece, sul passaggio nel sud del Paese di Gregorio Scarfò, militante della colonna genovese delle Br. Il Carp, come la novela Battisti dimostra, garantisce un risultato sicuro ai proscritti italiani per terrorismo e banda armata. Se la situazione è complicata mobilita gente che conta raccogliendo solidarietà brasiliana a tutto tondo: politici, ministri, giornalisti, scrittori, poeti, sportivi, sociologi, attori, produttori, registi, cantanti, ballerini di samba.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
(fine)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.