Se mi avessero raccontato che avrei firmato (idealmente, visto che sono abbastanza allergico alle petizioni e non mi sono mai iscritto al popolo dei firmaioli, i paladini di ogni battaglia, meglio se persa) un appello insieme ad alcuni di quelli che hanno sottoscritto il documento in cui chiedono che il Teatro dellArchivolto continui a vivere, non ci avrei mai creduto.
Fra quei firmatari, da Beppe Pericu a Moni Ovadia, ci sono persone che la pensano esattamente allopposto rispetto a me su mille cose. Ma, per dirne uno, cè anche Sergio Maifredi, con cui invece ci troviamo spessissimo daccordo, sul significato di cultura e sulla battaglia per portare gocce di cultura anche in un centrodestra che spesso abdica rispetto alle sue idee senza nemmeno provare ad affermarle.
Insomma, quando si tratta di appelli, una buona regola è leggere il testo prima di leggere i nomi dei firmatari. In questo modo, in molti avrebbero evitato di firmare tanta robaccia. In questo modo, è impossibile per chiunque abbia a cuore Genova e il teatro, non solo genovese, non condividere le parole sul patrimonio straordinario rappresentato dallArchivolto.
A partire da una constatazione a mio parere decisiva: nella scorsa stagione, il teatro di Pina Rando e Giorgio Gallione ha vinto il biglietto doro per Un certo signor G, lo spettacolo dedicato a Giorgio Gaber con uno straordinario Neri Marcorè, prodotto proprio a Sampierdarena. (...)
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