Il commento Ma è impossibile controllare la Rete

Ho sempre creduto che il garante della privacy sia una foglia di fico per coprire l’indecenza di una comunicazione che non riesce a rispettare nulla e nessuno, perché tecnicamente (tecnologicamente) è impossibile. E, di conseguenza, le prese di posizione del garante sono soltanto di natura politica, ossia in relazione a una personale convinzione culturale e non in riferimento a regole precise da rispettare.
Dobbiamo fare i conti con una incontrollabile pervasività della comunicazione attraverso la cosiddetta «rete»: la potenza di Internet è l’assenza di confini della comunicazione. Le esigenze giuste, morali, umane del rispetto della privacy, se trovano già difficoltà ad essere soddisfatte all’interno di sistemi mediatici tradizionali (stampa, radio, televisione), si può facilmente immaginare a quale penoso insuccesso vadano incontro quando c’è di mezzo Internet.
Di per sé non fa una grinza il ragionamento dei Pm che chiedono la condanna dei dirigenti di Google per aver messo in circolazione quel video odioso che riprendeva un povero ragazzo disabile picchiato dai compagni. Ma hanno ragionato come se Google fosse una rete televisiva tradizionale, in cui è possibile e doveroso esercitare il controllo della comunicazione. Naturalmente, poi, è tutto da discutere il modo politico - di cui prima dicevo - con il quale si esercita tale controllo. Ma Google o un altro motore di ricerca o qualsiasi altro sito che può trovarsi nella rete sono per essenza l’indefinito, sono per definizione l’assenza di confine della comunicazione.
I magistrati sostengono che i filtri, con cui selezionare i messaggi, non sono stati apposti dai dirigenti di Google per puro e semplice interesse economico. Ma se si potesse davvero, realisticamente mettere a guardia di Internet un selezionatore, Internet avrebbe finito di esistere o, meglio, non sarebbe mai esistito. In rete c’è la peggiore immondizia di questo mondo, e in rete c’è un mondo di informazione scientifica di straordinaria importanza per la ricerca: questo perché Internet è Tutto, è il superamento manicheo della divisione tra bene e male.
Non me ne rallegro neppure per un istante, anzi mi terrorizza la potenza della tecnologia che domina l’uomo, che è padrona della sua moralità e immoralità, che lacera il privato e trasforma a suo piacimento il mondo in una discarica a cielo aperto. Se qualcuno ha un po’ di reminiscenze filosofiche sa che questa situazione fu prevista e spiegata da Martin Heidegger qualche decennio fa, quando un marchingegno come Internet ancora non esisteva.
A questo dominio della comunicazione riusciamo di tanto in tanto a ribellarci, insorgendo contro un video, contro delle fotografie messe in rete.

Ma solo la nostra coscienza civile può essere il filtro che ci difende dall’indecenza mediatica; solo l’educazione con cui tiriamo su i nostri figli può tenerci al riparo da volgarità e violenze celebrate via Internet; solo una politica rispettosa della moralità pubblica e privata può farci accettare regole e principi di autocensura. Come è facile vedere, questa è una realtà che si può ed è giusto desiderare, ma che non esiste.

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