da Roma
«Sarà pure rozzo, come dicono, ma procura risparmi: perciò teniamoci lo scalone». Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio, guarda con preoccupazione alle lungaggini che caratterizzano il confronto sulle pensioni. E, riferendosi al discorso del governatore Draghi a Torino - in particolare alla pressione fiscale elevata che colpisce gli onesti - osserva: «Perché bisogna aspettare il 2009, come dice Padoa-Schioppa, per la riduzione delle tasse? Il rischio è che le maggiori entrate fiscali vengano utilizzate per aumentare la spesa pubblica, o per finanziare le pensioni».
Presidente, Draghi vede una moderata ripresa, ma è preoccupato per le forti tasse.
«Un pizzico di ottimismo non guasta mai. Ma non dobbiamo cullarci sugli allori di un po di crescita, trainata dalla ripresa in Germania. LItalia ha bisogno di un ritmo ben superiore all1,4% pronosticato dal Fondo monetario. Tocca al governo fare scelte che consentano una marcia di crescita più veloce attraverso le riforme, le liberalizzazioni, il taglio della spesa e, in parallelo, la riduzione delle aliquote fiscali».
Invece il governo si muove al rallentatore. Sulle pensioni è tutto fermo, e per quanto riguarda le tasse si rinvia lipotetica riduzione al 2009.
«La pressione fiscale è a livelli da record. Visco e Draghi hanno detto che bisogna pensare alla riduzione delle aliquote, però poi sentiamo che si rinvia tutto al 2009. Due anni dattesa sono troppi, e non vorrei che le entrate fiscali servano a finanziare nuova spesa pubblica; o peggio ancora, vengano utilizzate per cancellare lo scalone pensionistico».
Tanto criticato, lo scalone Maroni alla fine sembra a molti la soluzione migliore.
«Sarà anche rozzo, ma lo scalone teniamocelo caro perché fornisce forti risparmi di spesa previdenziale: 5 miliardi di euro nel 2009, 9 miliardi di euro nel 2011. Daltra parte, la questione è chiarissima: se si vuole rendere più flessibile lo scalone occorrono disincentivi per assicurare gli stessi risparmi di spesa, altrimenti a pagare saranno le casse dello Stato sfruttando landamento record delle entrate. Una scelta in contraddizione con gli impegni per la crescita e lo sviluppo. E poi, francamente, non si comprende perché in Italia si debba andare in pensione prima dei sessantanni. Una scelta in controtendenza col resto dEuropa, e soprattutto contro il buonsenso».
Presidente, fra le cose da fare lei cita le liberalizzazioni. In queste ore molti distributori di benzina, anche affiliati alla Confcommercio, sono però in sciopero contro i provvedimenti Bersani.
«Gli scioperi non piacciono a nessuno, nemmeno ai benzinai. Devo dire che il governo ha una grossa responsabilità, per non aver imparato la lezione delle Finanziaria. Ha preferito andare avanti, anche sulle liberalizzazioni, con una concertazione strabica. Se Bersani ci avesse consultato prima, si sarebbero potuti ottenere due obiettivi: maggiore concorrenza con lingresso di nuovi operatori, e maggiore efficienza della rete distributiva.
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