Nel marzo dello scorso anno il caso della cassiera dellEsselunga di viale Papiniano aveva sollevato una ondata di indignazione: una cassiera aveva denunciato di non avere potuto andare in bagno, fino a doversi fare la pipì addosso, poi di essere stata aggredita negli spogliatoi del supermercato. Ora una sentenza ridimensiona la vicenda assolvendo i quattro dipendenti di Esselunga indagati per lesioni e maltrattamenti. Se aggressione vi fu - e il giudice sembra dubitarne - non è stato possibile individuare lautore. Il rifiuto del permesso di andare in bagno, poi, non costituisce un reato. E si avanzano riserve esplicite sullequilibrio mentale della donna.
Scrive il giudice Maria Grazia Domanico che le indagini «hanno consentito di ricostruire in termini sufficientemente precisi lepisodio, ridimensionandone la portata lesiva nei confronti della vittima, che pure ebbe a richiedere per circa un ora e mezza di essere sostituita alla cassa dovendosi recare in bagno. Peraltro a tale condotta non può essere ricondotta alcuna fattispecie di reato.
La commessa dellEsselunga inventò mobbing e aggressione
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