Compagnia Sanpaolo cede: «Fiducia in Bazoli»

La Compagnia di Sanpaolo raccoglie il ramoscello d’ulivo teso martedì da Giovanni Bazoli sulla mappa del potere al vertice di Intesa Sanpaolo. L’Ente torinese, primo azionista dell’istituto con il 10% davanti alla Fondazione Cariplo, ha detto ieri di condividere l’auspicio di trovare una «soluzione condivisa» sul direttore generale della superbanca.
Per mesi Torino ha maltollerato la marcata «milanesità» decisionale della banca causata dall’uscita di Pietro Modiano, ma ieri il presidente Angelo Benessia ha gettato acqua sul fuoco. Nel presentare le linee programmatiche per il 2010 della Compagnia (130 milioni di euro in erogazioni «in attesa di un ritorno della banca a un dividendo stimato prudenzialmente modesto») l’avvocato si è detto convinto che alla fine, «valga più la parola di Bazoli che uno statuto». Che pur, secondo indiscrezioni la stessa Torino, aveva in animo di modificare.
«Tutte le strutture di governo di una grande banca, e tra queste anche il direttore generale della Banca dei territori, vanno lette come strumento per raggiungere uno scopo. Bazoli ha privilegiato questo aspetto, condivido lo spirito e la sostanza di quanto ha detto», ha proseguito Benessia. Ricevendo in proposito l’apprezzamento del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Martedì il presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo si era dichiarato fiducioso su una soluzione condivisa per sciogliere il nodo del direttore generale indicando in sostanza che l’importante è che la Banca dei Territori funzioni bene. Pieno sostegno all’attuale responsabile della banca retail, il direttore generale Francesco Micheli, è arrivato intanto dal consigliere delegato di Ca de’ Sass, Corrado Passera: «È uno dei professionisti migliori che conosco», ha sottolineato aggiungenedo che Micheli «sta raggiungendo tutti gli obiettivi che gli sono stati chiesti». Per il banchiere romano non pare quindi ancora venuto il momento della pensione ma la rinnovata sintonia Milano-Torino lascia supporre che la soluzione al vertice sia ormai a portata di mano, come dimostrebbero anche i fitti contatti tra Torino e la Cariplo di Giuseppe Guzzetti. Magari rafforzando lo spazio degli otto direttori regionali della divisione retail. Più in generale, anche se Benessia rivendica il diritto dei grandi soci di dire la loro «nel disegno della macchina», sollecitato su Fideuram afferma, in linea con Guzzetti «di non voler mettere becco nel settore ingegneria, ossia nelle tematiche gestionali». E incassa il no di quest’ultimo alla sua idea di un patto tra enti azionisti in vista delle nomine: «Le fondazioni si consultano sui grandi temi, ma questo non deve necessariamente sfociare in un accordo. Non ne vedo la necessità, concordo con Guzzetti». In ogni caso Torino ritiene difficile arrotondare ulteriormente la propria quota sia per il suo peso sul patrimonio sia per le regole Bankitalia: il valore di carico dei titoli è 2,53 euro contro i 3 euro segnati da Intesa in Piazza Affari.


Ma prima che si chiuda la partita delle nomine con l’assemblea di primavera, Intesa deve risolvere il nodo dell’accordo siglato da Generali e Crédit Agricole. Tre le ipotesi allo studio c’è di congelare i diritti di voto sul 3,8% di Parigi eccedente il 2%, e di chiedere all’Antitrust di far slittare oltre il 14 gennaio la decisione.

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