Compleanno numero 500 per gli Oh bej! Oh bej!

Mandato dal papa a riconquistare la fede nei santi dei suoi concittadini, Giannetto Castiglione arrivò a Milano il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, distribuendo dolciumi e balocchi per ingraziarsi i bambini. Che risposero strillando «Oh bej! Oh bej!». Da qui dunque l’istituzionalizzazione della festa che parte domani fino all’Immacolata e che perderebbe le sue origini nel Cinquecento. Ma quando esattamente? Qualcuno parla del 1510, per cui la festa in onore a Sant’Ambrogio compirebbe quest’anno il mezzo millennio tondo tondo. Ma forse la data andrebbe spostata al 1560 o giù di lì.
Pur essendo nato a Treviri, ai confini tra Germania e Francia, nel 339, o 340, Ambrogio ha indissolubilmente legato il suo nome a Milano, di cui fu vescovo dal 7 dicembre 374 fino alla sua morte nel 397. Annoverato tra i quattro massimi «dottori» insieme a Girolamo, Agostino e papa Gregorio I, è venerato da molte chiese cristiane: la «vetero-cattolica luterane» il 4 aprile, l’ortodossa il 20 dicembre e la cattolica il 7. I milanesi le festeggiano fin dal 1288 con un sagra che in questi sette secoli si spostò tra Santa Maria Maggiore, Piazza de Mercanti, Duomo e piazza Fontana per approdare nel 1866 alla basilica del Santo. Dove rimase per 120 anni esatti fino al trasferimento del 2006 attorno al Castello.
La ricorrenza risale all’ingresso di Giannetto (o Giannotto) Castiglione, Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, spedito dal Papa per riaccendere in città la devozione e la fede verso i Santi. Arrivato in vista delle mura, Giannetto scese dal carro su cui aveva scomodamente viaggiato e fermò il corteo composto da guardie, dignitari e nobili. Fece spostare i militari in fondo al corteo e gli aristocratici in testa. Poi chiese all’addetto alle salmerie di preparargli dei sacchi che furono distribuiti ai nobili. Entrato in città, Giannetto attese fino a quando tra la folla non ci fu un numero sufficiente di bambini. Poi infilò la mano nel sacco, estrasse una manciata di dolci e piccoli giocattoli e iniziò a gettarli attorno, subito imitato dai cavalieri che lo seguivano. In breve attorno al corteo si radunò una folla inneggiante composta prevalentemente di bambini che iniziarono a gridare «oh bej, oh bej».
Difficile dire quando avvenne esattamente. Molti fanno risalire questo trionfale ingresso al 1510, ma l’unico Giannetto Castiglione passato alla storia, fu nominato Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Lazzaro e Maurizio nel 1560, per volere di Pio IV, tra l’altro suo parente. Un indizio in più: Giovanni Angelo Medici di Marignano, papa tra il 1559 e il 15556, era nato proprio a Milano il 1499. Quindi è comprensibile la sua attenzione per la sua città d’origine. Un’attenzione ribadita anche dalla scelta di un altro vescovo rimasto nella memoria dei milanesi, il nipote Carlo Borromeo. Nel 1510 invece era papa il ligure Giulio II, nato Giuliano Della Rovere. Noto come «Papa guerriero» o «Papa terribile» passò i suoi dieci anni di pontificato, dal 1503 al 1513, a fare e disfare alleanze con Venezia, Francia, Inghilterra, Austria. E ad abbellire Roma.

Nel 1506 infatti posò la prima pietra della nuova Basilica di San Pietro. Fu inoltre amico e patrono del Bramante, di Raffaello e in particolare di Michelangelo . Poco probabile avesse tempo di occuparsi della devozione per i santi dei milanesi.

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