Comunali, Scajola boccia Musso e le primarie

(...) in particolare alla questione del prossimo candidato del centrodestra alle elezioni comunali di Genova. Il Pdl, a giudizio di Scajola, dovrà individuare un candidato senza fretta, ma sarà utile aspettare e vedere qualche sarà lo sfidante proposto dal centrosinistra. «Sarà Marta Vincenzi o qualcun’altro? - ha aggiunto Scajola -. Le primarie a Genova si faranno per confermare l’attuale sindaco o per sceglierne un altro?. «Genova è una città tradizionalmente di sinistra, dove la Vincenzi ha vinto contro Musso, poi le vicende politiche nazionali hanno messo Musso in una posizione diversa da quella del Pdl. Musso comunque rimane un personaggio di questa città, preparato e capace».
È scattato il dibattito con i consiglieri regionali. Senza riserve. «Ma non dite che poi è partito anche un pugno» ha scherzato Alessio Saso al termine del pranzo di lavoro all’Hotel Bristol con i suoi nove colleghi di partito e «il nostro principale riferimento nazionale», Scajola appunto. Ha celiato, Saso, ma tra i temi affiorati all’Hotel Bristol tra un piatto di trenette e uno di scaloppine c’è stato, oltre al nuovo «piano Udc», anche quello delle tensioni interne tra i vertici del gruppo e Raffaella Della Bianca, rea di «fare troppo a modo suo». Assenti, come previsto, il coordinatore regionale Michele Scandroglio e quello genovese Roberto Cassinelli, all’incontro chiesto dal gruppo guidato da Matteo Rosso per ribadire la necessità di essere ascoltati di più dal Governo si è parlato dei risvolti locali del progetto di casa dei moderati allargata almeno all’Udc. L’ex ministro ha spiegato la necessità di recuperare a tutti i costi i voti di «questa maggioranza di italiani che serve per guidare il Paese», ma l’Udc non piace a tutti. Ad esempio, Roberto Bagnasco ha detto «sì, perché sono un democristiano e non vedo alternative», ma il capogruppo Rosso ha espresso il parere che «con certi partiti molto legati al centrosinistra non si possa fare strada insieme in questo momento. Per me sarebbe difficile da accettare. Però rappresento me stesso e 6.500 elettori». Ha aggiunto sempre Rosso - nel rilevare il «clima molto buono dell’incontro con l’ex ministro» - di essere amico, a livello personale, di Rosario Monteleone, leader dell’Udc in Liguria, alleato con il centrosinistra, e presidente del consiglio regionale, «persona per bene e gradevole». Ma una cosa è l’amicizia e il rispetto delle posizioni, un’altra cosa è condividere un percorso politico. Trenette e scaloppine sono servite, in ogni caso, per ribadire a Scajola la necessità - ha insistito Rosso - di «fare contare di più a Roma il gruppo regionale di fronte a situazioni come Fincantieri. «Lo chiediamo a Scajola, perché lui è il nostro riferimento politico, è il nostro leader in Liguria, gli altri sono tutti parlamentari, ma non sono riferimento per tutto il gruppo. Scajola sì. Su Fincantieri abbiamo battuto il pugno con Tremonti e Romani ma questi sono stati abbastanza sordi». Problemi con i coordinatori? A giudizio del capogruppo in consiglio regionale, «no, non ce ne sono. È fisiologico - ha spiegato ancora Rosso -, al di là dei ruoli, che la storia di Scajola conti di più di quella di Scandroglio e Cassinelli nel Pdl. E loro non hanno problemi a riconoscerlo». L’ex ministro ha invece chiesto che «i coordinatori regionali e cittadini lavorino di più, coordinino di più le diverse istanze del territorio, da Ventimiglia alla Spezia». Il prossimo passo saranno i congressi: «Per le elezioni interne del partito sarebbe la normalità averli - ha dichiarato dal canto suo Saso -. Siamo stati anormali fino a adesso. Per fortuna ora si parla della necessità di eleggere i dirigenti, di avere più democrazia e non investiture calate dall’alto».
Non si sono fatte attendere le reazioni del Pd ligure, in particolare sulla consultazione referendaria: «Noi lavoriamo convintamente per i 4 referendum - ha dichiarato il segretario regionale Lorenzo Basso. Non stupisce invece che Scajola non voglia i referendum, visto che è il padre del Piano sul nucleare, ormai rinnegato anche dai suoi ex colleghi di governo leghisti che pure lo avevano votato.

Speriamo solo che Scajola porti all’astensionismo la stessa fortuna che ha portato alle recenti amministrative ai candidati scelti direttamente da lui: hanno perso tutti rovinosamente, da Marson a Savona, a Villani ad Alassio, alla Muratorio a Diano. Confidiamo - conclude la nota del Pd - che gli italiani, anche in questa occasione, vogliano dargli torto. Ovviamente a sua insaputa».

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