Comunicazione: Israele costretto sulla difensiva

Andrea Nativi

Israele ha trovato un avversario davvero temibile in Hezbollah, non solo sul campo di battaglia, ma anche sul piano della comunicazione militare e della guerra psicologica. Se l’Irak di Saddam Hussein negava l’avanzata delle forze della coalizione, non ammetteva di aver subito perdite e proclamava di aver sterminato gli avversari, con effetti tragicomici, se la Serbia di Milosevic giocava più che altro sui «danni collaterali», provocati dagli aerei Nato o creati ad arte, se i Talebani in Afghanistan dicevano poco e per lo più male, gli Hezbollah si stanno invece dimostrando abilissimi comunicatori. Ben preparati, sfruttano al meglio le informazioni di cui dispongono e riescono a trasmettere la propria versione dei fatti in modo tempestivo, mantenendo un accesso multimediale globale, a dispetto degli sforzi israeliani.
Se c’è uno scontro a fuoco tra guerriglieri ed esercito israeliano, è probabile che le prime notizie arrivino da Hezbollah e siano quasi credibili circa il numero di vittime, l’andamento dei combattimenti, l’esito finale. Se Israele dice di aver perduto 3 soldati, Hezbollah ammette la morte di 2 o 3 dei suoi. Il rapporto di scambio non è in realtà paritetico, Hezbollah paga a caro prezzo la sua dura resistenza, ma poco conta. Le informazioni sono verosimili, anche se non vere, e hanno effetto. Inoltre se la sproporzione tra le forze in campo è evidente e le perdite della guerriglia pesantissime, Hezbollah riporta successi tattici notevoli, riesce a mantenere una pressione significativa sui centri abitati israeliani con lanci quotidiani di decine e decine di razzi, gioca diverse «sorprese» ai soldati israeliani. Spesso i comunicati di Hezbollah costringono i censori israeliani a replicare, non già a gestire le situazioni, rilasciando più informazioni del necessario. Notizia contro notizia.
La campagna di informazione condotta da Hezbollah ha effetti positivi sull’immagine del movimento tra l’opinione pubblica musulmana, araba e no, ha anche una discreta ricaduta in Occidente e influenza persino la politica israeliana. Hezbollah si è accreditato come controparte «reale» di Israele sul piano militare, ancorché possa contare su capacità modeste e abbia subito pesanti colpi in queste settimane di guerra. Per molti Hezbollah ha in mano l’iniziativa militare, è in grado di fermare o incanalare una offensiva su vasta scala israeliana, può scegliere dove e come cedere terreno, può colpire qualunque obiettivo in Israele e rispondere colpo su colpo ai bombardamenti d’artiglieria e agli attacchi aerei.
In realtà le cose non stanno così, Hezbollah è sulla difensiva, al massimo cerca di reagire e se spara 100-150 antiquati e imprecisi razzi, Tsahal attacca con almeno 350 sortite aeree giornaliere e 4.000 colpi d’artiglieria, che non piovono certo solo sui civili libanesi.

Hezbollah sta disperatamente chiedendo ai suoi protettori invii di missili contraerei, armi anticarro e razzi superficie-superficie. Ma l’immagine che il movimento sciita ha costruito è largamente migliore della realtà. Israele è in affanno ad affermare la sua tradizionale superiorità nella guerra dell’informazione.

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