Confindustria, 10 espulsi per pizzo

da Palermo

Un anno fa, il primo settembre, Confindustria Sicilia approvò un codice etico che stabiliva l’espulsione dei soci che pagavano il pizzo o non denunciavano le richieste estorsive. Ad oggi sono dieci quelli che hanno dovuto lasciare l’associazione diretta in Sicilia da Ivan Lo Bello. Lo ha annunciato lo stesso presidente, che ha parlato di 30 associati sospesi e di un totale di 51 provvedimenti al vaglio dei probiviri di Confindustria nell’Isola.
Sono 64, invece, gli industriali che hanno denunciato richieste di pizzo e che collaborano con le forze dell’ordine e la magistratura. Un anno fa erano soltanto due, ha osservato Lo Bello. Tutto cominciò dopo le minacce e le intimidazioni nei confronti dell’imprenditore catanese Andrea Vecchio e di Marco Venturi, presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta, che con decisione dissero no alle richieste degli estorsori. Tra i dieci industriali ormai fuori dall’associazione, qualcuno ha preferito allontanarsi per evitare l’espulsione. «Perchè essere espulsi - ha detto Lo Bello - significa essere esposti alla gogna pubblica».
A fianco di Lo Bello, nella conferenza stampa a Palermo, c’erano i presidenti di alcune delle nove associazioni territoriali. Sono soprattutto gli industriali di Caltanissetta e Agrigento che hanno intrapreso con fermezza la linea della denuncia.

Intanto, dopo la lotta al pizzo Confindustria in Sicilia si prepara ad aprire una nuova stagione, volgendo l’attenzione verso quella che definisce la «zona grigia», l’intreccio tra burocrazia e imprenditori collusi con la mafia.

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