Cronache

Confindustria cambia statuto per trovare il presidente

Poche righe di un comunicato, diffuse ieri pomeriggio dal grattacielo di via San Vincenzo. In sostanza: Confindustria Genova deve adeguare con urgenza il proprio statuto, uniformandolo a quello della struttura nazionale. Sembrerebbe soltanto una banalità, un passaggio formale di stampo burocratico, se non fosse che la nota si inserisce con sospetta tempestività nella fin troppo chiacchierata e inconclusiva vicenda della nomina del nuovo presidente. Che ogni giorno riserva candidature, autocandidature, puntualizzazioni, sorprese e smentite, oltre alla professione di assoluta (e legittima) riservatezza da parte dei tre saggi - Luigi Attanasio, Riccardo Garrone, Stefano Zara - a fronte delle indiscrezioni ufficiali e ufficiose che si rincorrono. «Anche se l’eccessiva tutela della riservatezza - ha già fatto notare un autorevole esponente della categoria - a volte può essere scambiata quasi per omertà...». Voci a parte, molte delle quali interessate (anche a depistare), i fatti parlano di persistente «impasse» nella individuazione del prescelto: rimane in pole position Vittorio Malacalza, cui si attribuisce la maggioranza dei consensi, e tenta disperatamente di recuperare il presidente uscente Marco Bisagno, che però non si schioda dal 25 per cento di supporti, ben magro bottino per chi ambiva all’unanimità e ora aspira a guidare per altri tre anni una «base» che dimostra - mica bazzecole: al 75 per cento! - di non gradire. Meno accreditati, Remo Pertica, esponente di Finmeccanica pronto se mai a fare il vice, e il genovese Orazio Brignola. Qui si inserisce la nota di ieri che fa intravedere questi scenari, presenti e futuri: fino ad oggi, i tre saggi dovevano segnalare al consiglio direttivo dell’associazione il nome del candidato unico che aveva raccolto l’unanimità dei consensi, o eventualmente i nomi di più candidati da sottoporre all’assemblea per la votazione. Da ora in poi, o meglio da quando verrà adeguato lo statuto locale a quello nazionale, il consiglio direttivo (che attualmente, diciamo così, «pende» a favore di Bisagno) dovrà individuare comunque un solo candidato e proporlo all’assemblea. Che potrà approvare o meno la scelta. Va da sé che, in caso di bocciatura, si ricomincerebbe tutto da capo: i tre saggi, le consultazioni, magari le contrapposizioni, e via dicendo. Come se niente fosse. Un’eventualità che a Confindustria Genova non gioverebbe granché.

Almeno per salvaguardare quel residuo di autorevolezza che ancora qualcuno, noi fra questi, si ostina ad attribuirle.

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