Congresso europeo di oncologia: la molecola che «affama» il tumore osseo

Presentati a Milano due studi sul nuovo farmaco «Denosumab», che dimostrano la superiorità sul trattamento standard nel ritardare le metastasi ossee legate anche ai trattamenti anti-tumorali

Nel 2010 il cancro diventerà la prima causa di morte, superando le malattie cardiovascolari. Ma, a livello mondiale, la sopravvivenza dei malati a 5 anni dalla diagnosi di tumore è alta.
Notizie allarmanti e notizie incoraggianti vengono dal 35o Congresso della Società europea di oncologia medica, che ha riunito a Milano i miglior esperti europei e internazionali.
Tra le novità positive sulle terapie presentate all'Esmo, ci sono i nuovi studi sul farmaco che interviene sulle metastasi ossee che si presentano nei malati di cancro, anche per le cure subite.
Il Denosumab, così si chiama, si è rivelato superiore rispetto al trattamento standard nel ritardare la comparsa dei problemi alle ossa e del dolore correlato.
Il nuovo trattamento interessa oltre un milione e mezzo di pazienti in tutto il mondo e prestigiose testate come «Nature» e «Time » hanno consacrato la molecola che ne è alla base, inserendolo tra le migliori 10 scoperte scientifiche del 2009.
I dati presentati al Congresso attestano risultati importanti. In genere, infatti i lavori scientifici si propongono di evidenziare la non inferiorità di un nuovo farmaco rispetto a quelli disponibili, mentre in questo caso se ne dimostra la superiorità.
Due nuovi studi sperimentali pubblicati sulla rivista Nature a fine settembre hanno individuato la proteina chiave (RANK Ligando) responsabile dello sviluppo di alcune tipologie di tumori al seno e documentano l'efficacia di Denosumab sulla diminuzione del rischio di tumore al seno.
Questo farmaco è un risultato di punta della nuova strategia nel trattamento delle neoplasie: quella che sfrutta delle molecole, in questo caso due, per «affamare» il tumore e bloccarne la crescita.
Sulla prevenzione delle complicanze ossee nei malati di tumore nel nostro paese c'è una particolare attenzione.
Dieci anni fa è nata in onocologia una nuova disciplina oncologia, l' Osteoncologia, che si occupa dei tumori primitivi e secondari dell'osso, oltre che della salute dell'osso durante i trattamenti antitumorali.
Oggi in Italia ci sono 6 centri multidisciplinari di Osteoncologia nelle seguenti strutture: l'Ospedale delle Molinette di Torino; l'Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori Meldola-Forlì; l'Ospedale di Reggio Calabria; l'Istituto Neurotraumatologico Italiano di Grottaferrata (Roma); l' Università di Modena e l' Università del Campus Biomedico-Roma.
Inoltre, secondo un'indagine internazionale presentata al Congresso, l'Italia è il Paese più attento alla diagnosi precoce delle complicazioni alle ossa causate dalle terapie oncologiche.
Per circa il 40% degli specialisti, infatti, lo stato di salute delle ossa deve essere controllato nel momento stesso in cui è diagnosticato il tumore.
Nella maggior parte degli altri Paesi, invece, gli specialisti non considerano i problemi alle ossa nella diagnosi iniziale di neoplasia.
La ricerca è stata condotta su 251 medici oncologi e urologi di Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito (50 specialisti per ciascun paese, 25 urologi e 25 oncologi) , tra gennaio e febbraio 2010 e realizzata per individuare adeguati strumenti di formazione e informazione.
In questi sei paesi, due specialisti su tre monitorano regolarmente lo stato di salute delle ossa dei propri pazienti con tumore e solo un medico su tre dichiara di prestare attenzione alle patologie ossee quando sono già evidenti.
In generale, il 98% dei medici intervistati, tra urologi e oncologi, si è definito molto interessato/coinvolto a tutto ciò che riguarda le patologie alle ossa connesse ai tumori ed il 94% ritiene che la gestione di queste complicanze sia parte integrante nella cura delle neoplasie.


Quasi il 90% degli specialisti dichiara di essere interessato alle iniziative di formazione sulla gestione delle patologie ossee.
In Italia oltre il 90% dei medici parteciperebbe a queste iniziative. E più della metà degli intervistati ritiene che la salute delle ossa non sia adeguatamente tenuta in considerazione.

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