Coniugi Bertinotti

Spuntando la lista delle invenzioni degli scrittori di fantascienza che sono ormai presenze consolidate nel nostro tempo, ne manca all’appello ancora una: l’auto volante. Eppure già i fumetti degli anni ’30 - da Flash Gordon a Batman a Topolino - mostravano i cieli urbani del futuro percorsi in lungo e in largo da luccicanti meraviglie aerodinamiche. E anche il cinema ci ha illustrato infinite varianti di tale prodigioso mezzo, in film come Blade Runner e Il Terzo Elemento (con un indimenticabile Bruce Willis nel ruolo di un tassista aereo).
L’auto volante è infinitamente più affascinante del personal computer, del telefono cellulare e del forno a microonde (tutte invenzioni che, per inciso, nessun futurologo aveva previsto...). E allora come mai non è stata ancora realizzata? Eppure è dagli anni ’40 che inventori e scienziati lavorano per rendere possibile il cosiddetto personal air vehicle, il veicolo aereo personale. Di tanto in tanto appaiono sulla stampa anticipazioni circa l’imminente uscita sul mercato del prodotto. Inventori italiani (ricordiamo con nostalgia ed orgoglio patrio almeno l’Aerocar e l’Aerauto Pellarini, e il «Lucy Thm» dell’ingegnere Pietro Terzi), russi, ma soprattutto americani, hanno elaborato progetti e realizzato prototipi. Anche l’industria ci ha provato: la Convair sin dal 1947 (con un prototipo che si schiantò nel deserto) e la Ford nel 1956, quando propose la sua «Volante Tri-Athodyne»: più un overcraft che una vera e propria auto volante, ma comunque in grado di sollevarsi dal suolo con tre eliche che soffiavano l’aria verso il basso.
Anche la Nasa e la Boeing hanno inseguito il Graal dell’auto volante. I risultati, spesso, più che da fantascienza erano da film horror. Sembrava destinata a non avverarsi mai la previsione del compianto scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke (morto l’altra sera in Sri Lanka, all’età di 90 anni), che nel 1975 scriveva «probabilmente nel futuro si potrà leggere il cartello: “Niente veicoli a ruote su questa autostrada”. Le auto senza ruote fluttueranno nell’aria». Macché. Eppure Clarke era uno le cui predizioni tendevano ad avverarsi.
È di oggi la notizia di un nuovo prototipo chiamato «The Transition», un veicolo biposto in grado di raggiungere i 185 km all’ora in aria, e i 140 su strada. Il progetto è stato sviluppato dal Dipartimento aerospaziale del Mit (Massachusetts Institute of Technology) e realizzato dalla società americana Terrafugia. Lungo poco meno di sei metri, il veicolo ha un’apertura alare di 8,4 metri, che si riduce a due quando le ali vengono ripiegate. Con 800 km di autonomia, «The Transition» in aria ha consumi da city car: 18 litri all’ora. Vale a dire più di dieci km con un litro. Il consumo a terra resta invece ancora un mistero, così come il prezzo del veicolo, che presumibilmente non sarà popolare.
Sinora è stato realizzato solo un prototipo in scala, ma il primo esemplare funzionante sarà presentato entro la fine dell’anno, mentre la consegna ai clienti comincerà nel 2009. Per il momento è possibile pilotare e guidare «The Transition» solo sul simulatore di volo X-plane, scaricando il modello virtuale dal sito Terrafugia.com.
Se come aereo non è male, come auto «The Transition» è piuttosto bruttina, oltre che ingombrante. D’altra parte anche i primi prototipi di aerei ci fanno sorridere, oggi...


L’auto volante del 2000, come veniva chiamata nei romanzi e nei fumetti di fantascienza, arriverà quindi con soli nove anni di ritardo. C’è da sperare che l’aereo, ibridandosi con l’auto, non ne prenda anche i difetti, come la levitazione del prezzo dovuta agli accessori. Che voli solo l’auto, insomma, e non anche il suo costo.
Tullio Avoledo

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