«Conseguenze molto gravi ricorreremo alla Consulta»

De Rose, procuratore generale della Corte: la norma va nella direzione opposta al contenimento dei costi della politica che l’Unione proclama

da Roma

«Questo comma del maxiemendamento alla Finanziaria che anticipa la prescrizione per i reati contabili va eliminato. Una modifica così non la devono fare. Altrimenti, dovremo ricorrere alla Corte costituzionale». Claudio De Rose, procuratore generale della Corte dei Conti, è stato preavvisato nel primo pomeriggio di mercoledì che il governo stava inserendo nella manovra una pericolosissima modifica che avrebbe portato all’erario enormi danni. E si è subito mosso per bloccarla. Prima ha fatto una serie di telefonate, lanciando l’allarme e ieri mattina ha mandato delle lettere ufficiali al presidente del Senato, Franco Marini, al presidente della Commissione Giustizia, Cesare Salvi, al capogruppo dell’Ulivo Anna Finocchiaro e al ministro della Giustizia, Clemente Mastella. L’emendamento alla Finanziaria, ha scritto, se fosse approvato «causerebbe l’estinzione della maggior parte dei procedimenti di responsabilità amministrativa in corso e, per il futuro, inciderebbe sulle possibilità concrete di dare avvio all’azione di responsabilità del danno alle pubbliche finanze». Dal Palazzo gli hanno assicurato che lo avrebbero informato sull’iter del provvedimento, ma che il maxiemendamento non può essere modificato al Senato e quindi bisognerà intervenire quando arriverà alla Camera.
Procuratore, che cosa succederebbe in concreto se non verrà ritirata la norma che taglia i termini di prescrizione?
«Sarebbe un colpo di spugna, come dite in termini giornalistici, per i processi già iniziati. Ma soprattutto si stabilirebbe un principio che può pregiudicare anche fatti nuovi: quello che anticipa l’inizio della prescrizione di 5 anni dal momento in cui si è verificato il danno (cioè quando lo Stato ha erogato il denaro) al momento in cui è stata realizzata la condotta produttiva di danno (cioè la deliberazione per erogare i soldi). E questo con gravi conseguenze nel futuro».
Come si può essere arrivati ad un errore del genere, secondo lei?
«Non so come nasce la proposta ma certo è un meccanismo improvvido, forse introdotto per frettolosità. E ora va corretto. Mi consola il fatto che dalle prime reazioni politiche, sembra che si sia compresa l’importanza di intervenire al più presto».
Quali danni all’erario comporterebbe questa norma?
«È impossibile quantificarli ora. Ma posso fare un esempio: sarebbero già prescritti i procedimenti di responsabilità amministrativa per 310,8 milioni di euro di contributi europei irregolarmente concessi per il settore dell’agricoltura. I 5 anni sarebbero infatti già trascorsi, perché si tratta di irregolarità comunicate dagli Stati membri dell’Ue fino a dicembre ’98, mentre i termini oggi in vigore ci consentirebbero di perseguire i responsabili fino a ottobre 2011. Gli aiuti di Stato e le frodi comunitarie, poi, sono solo un settore su cui la Corte dei conti esercita le sue funzioni giurisdizionali. Ci sono anche le consulenze e gli incarichi esterni irregolari, le responsabilità degli amministratori di società per azioni a capitale misto o partecipato, come ad esempio l’Enel, l’Alitalia o le aziende comunali trasformate in Spa, che operano sul mercato».
Lei critica nel merito il provvedimento o anche nella forma e dunque nella sede in cui è stato proposto?
«Ambedue. Questo emendamento va in direzione opposta al contenimento dei costi della politica che il centrosinistra dice di voler perseguire. E, per concludere, la legge non consente di introdurre nella manovra finanziaria norme a carattere ordinamentale.

Insomma, la legge di bilancio non era affatto la sede giusta per apportare una modifica dei termini di prescrizione di questo genere. Ci sarebbe bisogno di una norma autonoma, che poi andrebbe meditata, discussa e dibattuta in Parlamento. Il confronto tra le diverse posizioni è sempre importante per formare l’opinione pubblica».

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