Da conservatrice a conservatrice: «Sarah, salva il Paese: fatti da parte»

Insolito e duro attacco alla Palin da un’editorialista di National Review

da Washington

Sarah, salva la patria. E John. E il partito. Puoi farlo in un modo solo: rinunciando alla candidatura. È un consiglio insolito così come insolito è il personaggio, quella governatrice dell’Alaska che in pochi giorni, dall’oscurità di una mezzanotte artica, è balzata alle luci della ribalta, ha calamitato l’attenzione di altri 49 Stati dell’Unione e ha addirittura lanciato John McCain a un forse effimero sorpasso nei confronti di Barack Obama.
Eroina per un giorno o vicepresidente per quattro anni? Le ultime ore hanno rilanciato la prima ipotesi, ancora più sorprendente dell’altra. È un consiglio non molto cavallaresco. E infatti è firmato da un’altra donna, Kathleen Parker, editorialista di National Review, il periodico più illustre del pensiero conservatore americano, quello che fu rinnovato da William F. Buckley e si concretizzò prima nell’avventura di Barry Goldwater e poi nei trionfi di Ronald Reagan.
Da conservatrice a conservatrice, Kathleen ha spiegato a Sarah quanto grave sia la situazione che, a parere suo, si è creata per le sorti del Partito repubblicano, le cui ultime chance di vittoria sono state gravemente compromesse da una catastrofe impersonale e da una personalissima. Prima il crollo di Wall Street poi, almeno secondo Parker, il tonfo della popolarità della governatrice dell’Alaska, subitaneo quanto la sua ascesa. «Se le idiozie fossero dollari, Sarah Palin potrebbe salvare da sola Wall Street», ha scritto chiedendo alla governatrice di rinunciare alla candidatura. «Solo Palin può salvare McCain, il suo partito e il Paese che ama. Può farsi da parte per ragioni personali, ad esempio per stare vicina al suo bambino appena nato». «Sarah, fallo per il tuo paese». Si conclude così l’accorato appello su National Review.
Il giudizio certo è severo e anche provocatorio. Non è detto che venga seguito, anzi in base al caratterino della cometa del Gop è più probabile che accada il contrario. Ammesso che decidere tocchi proprio a Sarah e non, dopotutto, a John. Arriva nell’imminenza del dibattito riservato ai due candidati alla vicepresidenza, Palin e Joe Biden. Che a quanto pare McCain, costretto dalla crisi dei mercati e dal conseguente risorpasso da parte di Barack Obama, starebbe cercando in ogni modo di rinviare. Perché, dicono, teme il peggio. Cioè che la giovanile inesperienza dell’esotica compagna di gara del vecchio guerriero ne comprometta definitivamente le sorti.
Secondo i più maligni, addirittura, sarebbe questo il motivo vero per cui McCain ha cercato di rinviare il suo faccia a faccia con Obama, spostandolo in modo da sostituire quello fra i numeri due.

Ipotesi improbabile ma non quanto il sarcastico ultimatum di una perfida penna di destra. Forse è solo un episodio nella guerriglia, in corso fin dall’inizio delle primarie, fra i conservatori doc e McCain acrobatico e, ai loro occhi, infido.

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