Politica

Conti pubblici, la sinistra ha svelato il suo bluff

Antonio Signorini

da Roma

Una manovra inferiore allo 0,1 per cento del Pil. Più o meno lo 0,08 per cento del Prodotto interno lordo. A tanto si è ridotta la correzione del «buco» lasciato dal centrodestra nei conti del 2006. Già giovedì la riduzione del disavanzo era apparsa limitata rispetto alle previsioni dei giorni scorsi e, ancora di più, rispetto a quelle della campagna elettorale. Venerdì notte la quota destinata a stabilizzare i conti pubblici dell’anno in corso è praticamente evaporata e ieri pomeriggio, alla conferenza stampa tenuta dopo un lunghissimo Consiglio dei ministri, il governo si è presentato con una manovra netta che nel 2006 ha un valore di 1,1 miliardi di euro. Nel complesso, comprendendo quindi le misure di spesa, la manovra del 2006 è di 4,2 miliardi e di 7 miliardi nel 2007.
Se la correzione vera e propria corrispondesse al disavanzo, si potrebbe pensare a un andamento eccezionale dei conti pubblici (e il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha effettivamente ammeso che i primi dati sull’autotassazione sono positivi), tanto da rendere praticamente inutile il ricorso ad una manovra bis. Ma la correzione da 0,1 per cento potrebbe anche essere interpretata come una rinuncia a riportare il deficit dell’anno in corso entro i limiti concordati con l’Unione europea, come sembrerebbe emergere sempre dalle parole del ministro, secondo il quale con anche queste misure, «l’Italia non avrà compiuto un aggiustamento strutturale dello 0,8 per cento del Pil nel 2006».
Il comunicato ufficiale di via XX Settembre spiega la limitatezza della correzione con la «necessità di trasferire risorse per quasi tre miliardi di euro ad Anas e Ferrovie dello Stato per evitare la chiusura dei cantieri». La quasi totalità delle risorse della manovra è effettivamente impegnata in diversi capitoli di spesa, e in particolare su quello delle infrastutture. Nel dettaglio, tra quest’anno e il 2007, ai cantieri stradali andrà un miliardo, a quelli Fs 1,8. Al fondo per le politiche sociali destinato alle regioni 600 milioni, un miliardo per altre misure come agevolazioni fiscali per la ricerca e per i brevetti, 3,2 miliardi per finanziare i ministeri della Famiglia, Pari opportunità e Giovani e 100 milioni per rifinanziare il Fondo unico dello spettacolo.
Tra le entrate ci sono le misure fiscali dalle quali ci si attendono 3,4 miliardi e comprendono misure come l’abrogazione del concordato fiscale e la cancellazione dell’esenzione dall’Ici per gli immobili della Chiesa. Poi c’è il pacchetto Visco, che comprende l’inasprimento per i mancati versamenti dell’Iva e l’obblico per i commercianti di comunicare «telematicamente all’agenzia delle entrate con cadenza settimanale o mensile l’ammontare dei corrispettivi giornalieri conseguiti». Una misura che comporterebbe il superamento dei registratori di cassa. Confermato il giro di vite sulle compravendite immobiliari con l’obbligo di comunicare, oltre al valore catastale anche quello reale e le modalità di pagamento. Scatta anche il divieto di pagare in contante le parcelle dei professionisti, che dovranno attrezzarsi con carte di credito o Pos, per permettere l’uso delle carte. Novità anche per le stock option (le azioni che certe società danno ai dipendenti come premio di produzione) che saranno sottoposte alla stessa tassazione del reddito da lavoro. Tra le misure di dettaglio, l’inasprimento dell’Iva sui prodotti dolciari. «Non abbiamo voluto toccare le aliquote - ha commentato il presidente del Consiglio Romano Prodi - perché prima bisogna avere il quadro preciso di tutto. Abbiamo fatto una bella battaglia contro l’evasione e soprattutto le elusioni, cioè quelle manovre per cui alla fine uno non paga l’imposta anche se la dovrebbe pagare».
Nella manovra ci sono anche i tagli alla spesa dai quali - ha annunciato il ministro - dovrebbero arrivare 950 milioni quest’anno e 1,3 miliardi nel 2007.

Particolarmente contestata una limitazione della contrattazione integrativa del pubblico impiego che secondo i sindacati apre le porte alla famosa moratoria degli aumenti per il prossimo biennio, che dovrebbe arrivare con la Finanziaria 2007.

Commenti