Contraffarre i marchi in Cina Si va dritti in galera: ergastolo

A Pechino falsificare le etichette può costare l'ergastolo. Con i cinesi tra i più attivi nel mondo a produrre e importare merce contraffatta, se venisse applicata la stessa sentenza avremmo le carceri piene

Contraffarre i marchi in Cina Si va dritti in galera: ergastolo

Falsificare le etichette dei grandi vini francesi, come quelle dei Chateau Lafitte, Latour e Petrus (costano migliaia di euro a bottiglia), può costare l'ergastolo in Cina. E la condanna in primo grado è subito esecutiva, si va dritti in galera. Per un miliardario cinese che gira in Ferrari ed è abituato ad ogni genere di lusso, sia quando è in viaggio d'affari in Europa o dimora nelle sue lussuose abitazioni di Hong Kong e Pechino, finire il resto dei propri giorni nelle carcere della repubblica popolare è una punizione dantesca. Un contrappasso crudele, ma meritato come hanno scritto importanti quotidiani e magazine cinesi, che hanno dedicato ampio spazio a questa condanna esemplare perché la dice lunga sulla voglia - di alcuni uomini d'affari cinesi - di diventare subito dei miliardari. E di arricchirsi alle spalle della comunità.

E' quanto accaduto giorni fa a uno dei più famosi importatori cinesi di vino, Sun Xitai di 62 anni, condannato al carcere a vita, il quale per eludere i dazi cinesi d'importazione che hanno un'aliquota del 50% sui generi di gran lusso, per anni ha contraffatto le etichette di oltre 70 mila bottiglie di famosi e costosissimi Bordeaux acquistati in Francia, Inghilterra e Hong Kong.

La truffa e' stata architettata dal miliardario Xitai dal 2004 al 2009 e si aggira sui 7 milioni di dollari. Condannata a 5 anni di carcere e a una multa di 3 milioni di dollari anche la sua fedele segretaria, Li Meng, che preparava ad arte le fatture da esibire alle autorità doganali cinesi. Il trucco e' molto semplice e viene praticato da anni da diversi importatori cinesi di prodotti di gran lusso per aggirare la tassa di importazione del 50%. E la condanna all'ergastolo di Xitai vuole essere un mesaggio chiaro e minaccioso delle autorità cinesi ai tanti importatori cinesi che sono diventati miliardari in pochi anni, aggirando e prendendosi gioco delle severe norme doganali.

Il meccanismo ideato dal Xitai era piuttosto semplice: modificava il nome dei vini importati, spacciandoli per delle bottiglie di vino francesi low cost, di fascia medio-bassa. Sulle fatture scriveva che le bottiglie avevano un costo dai 20 euro in giù. Invece i Petrus e gli Chatau importati possono arrivare anche a costare dai 5 mila ai 10 mila euro a bottiglie.

L'uomo d'affari Xitai non ha in pratica inventato nulla, è stato soltanto sfortunato ad essere stato beccato dalle autorità cinesi e il giudice del tribunale di Pechino non ha avuto nessuna pietà: ergastolo con la pena detentiva subito esecutiva. Xitai spera ora in appello di aver una condanna meno severa (forse 10-20 anni di carcere), ha gia' restituito i 7 milioni di dollari evasi, ma rischia di finire ugualmente i suoi anni dietro le sbarre. Difatti l'importatore è recidivo, anni fa se l'era cavata con una multa di 700 mila dollari perché aveva importato in Cina altri oggetti di grand lusso, come occhiali da sole Oakley e scarpe numerate e dalla produzione limitata della Nike e della Adidas, spacciandoli per merce dozzinale.

Tutto il mondo è Paese, dice il vecchio detto. Lo stesso meccanismo di contraffare le etichette con vini poco costosi è stato contestato lo scorso anno dalla Dogana russa ad alcuni importatori italiani di vino, i quali per evitare il 30% dei dazi della Repubblica russa spacciavano le nostre migliori bottiglie per vini di bassa qualità dal costo di pochi euro.

Per loro fortuna se la sono cavata con delle pesanti multe, niente ergastolo come e' toccato al collega cinese Xitai.

Comunque, con i cinesi tra i più attivi nel mondo a produrre e importare merce contraffatta, se venisse applicata la stessa sentenza del giudice di Pechino, avremmo le carceri piene in Europa e nel Nord America.

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